L’ENCOMIO COMPOSTO DA APA EUSTAZIO, VESCOVO DI TRAKE
L’Encomio che fu composto da Apa Eustazio, Vescovo di Trake, l’Isola in cui l’Imperatrice esiliò San Giovanni Crisostomo, e dove egli terminò il suo corso. Fu composto per la festa del santo Arcangelo Michele, che ebbe luogo il dodicesimo giorno del mese di Paoni, e fu recitato dal beato uomo prima che deponesse il suo corpo. E parlò, inoltre, in questo Encomio riguardo all’uomo giusto il cui nome era Aristarco, e riguardo alla sua moglie amante di Dio, l’onorevole dama Eufemia, e parlò anche, alla fine di questo Encomio, di alcune cose di San Giovanni Crisostomo che glorificano la santa Trinità. Nella pace di Dio. Amen.
“Aprirò la mia bocca in parabole, e con la mia lingua dichiarerò cose nascoste”, secondo le parole del sacro Salmista Davide, il padre di Cristo secondo la carne, e griderò più forte di qualsiasi canna sonora, o strumento musicale, o cembalo, o arpa, e io stesso proclamerò con l’uomo giusto, dicendo: “L’angelo di Dio si accampa intorno a coloro che lo temono e li libera”; e aggiungiamo anche le parole del profeta, e diciamo: “Questo è il giorno che Egli ha fatto, raduniamoci, e rallegriamoci, e siamo lieti in esso”, non solo con rumore, ma con la gioia della letizia che supera ogni altra gioia, poiché vedremo il Creatore di tutte le cose riunito con noi oggi alla festa del Suo potente e santo Arcangelo Michele, il generale delle schiere dei cieli.
Chi c’è tra noi che non celebrerà questa festa quando vedrà che il Re dei Re e il Dio di ogni carne è venuto in questa casa oggi per onorare Michele, il Suo potente e glorioso Generale, il sovrano della luce? E chi c’è tra noi che non indosserà vesti gloriose per venire in questa santa casa oggi, per mangiare delle buone cose che il Re e il figlio del Re hanno preparato per noi alla festa, la festa del santo Arcangelo Michele? Le cose che ci vengono poste davanti da mangiare oggi non sono secondo la carne, il cui piacere dimenticherete dopo averne mangiato, ma ciò che è preparato per noi oggi è il Corpo di Dio, che Egli prese su di Sé nel grembo della santa Vergine Maria, l’Agnello senza macchia, che si diede per noi per liberarci dall’Avversario. Il vino che ci viene posto davanti oggi non è vino materiale, del quale, quando ne abbiamo preso, ci ubriachiamo, e in noi accadono cose sconvenienti, ma è il Sangue dal costato di Dio la Parola sulla Croce, che il soldato trafisse, ed Egli lo versò per noi per purificarci dai nostri peccati; e non sono pezzi di carne che, se lasciati per un giorno o due, periscono e si putrefanno, che ci vengono posti davanti oggi, ma i pensieri delle Sacre Scritture, che diffondono gloria sebbene durino per sempre.
Oh, chi non può comprendere con la sua mente un essere celeste oggi, quando vede la potente gioia che si è diffusa in cielo e sulla terra a motivo della commemorazione del santo Arcangelo Michele? Volgiamoci ora alle potenti gesta e ai miracoli che sono avvenuti per mezzo dell’Arcangelo Michele, nel cui santuario — il santuario che abbiamo costruito al suo santo nome — siamo oggi riuniti per celebrare la sua nobile commemorazione.
Non vi ricordate dell’onorevole dama Eufemia, la moglie di Aristarco, il governatore che il pio Imperatore Onorio nominò sull’Isola di Trake? Ora, tutti voi sapete, o popolo amante di Cristo, che questo generale era un uomo estremamente pio, al quale fatto testimoniava chiunque, e le sue preghiere e le sue elemosine giungevano davanti a Dio come quelle di Cornelio dell’antichità.
E questo nobile uomo, Aristarco il governatore, dal momento in cui ricevette il santo battesimo per mano del nostro glorioso padre e maestro, Giovanni il Grande, non cessò di fare doni e offerte il dodicesimo giorno di ogni mese nel nome del santo Arcangelo Michele, e il ventunesimo giorno di ogni mese nel nome della santa Vergine Maria, e il ventinovesimo giorno di ogni mese (che è il giorno della nascita del nostro Dio Gesù Cristo), e così questo uomo giusto continuò a fare per lungo tempo. E accadde, dopo queste cose, quando il suo corso fu terminato e stava per partire, alla maniera di tutti gli uomini, verso Cristo, che chiamò sua moglie, l’onorevole dama Eufemia, a sé e le disse: “Ecco, sorella mia, tu vedi che la mia corsa è finita, e che devo partire verso Dio alla maniera di tutti i miei padri. Tu stessa hai udito le dottrine di vita di cui siamo stati incaricati dal tre volte beato Giovanni, attraverso il quale tutta quest’isola è stata illuminata e ha imparato a conoscere Dio, e hai udito con le tue stesse orecchie dirlo nella tua stessa casa: ‘Non c’è niente di così grande come la carità’, e ‘La misericordia renderà un uomo glorioso al giudizio’, e, in breve, tutte le altre parole di consolazione che quel potente uomo Giovanni ci disse per la salvezza delle nostre anime. E inoltre, ecco, ti incarico oggi, e pongo Dio tra te e me, prima di uscire da questo mondo, di non cessare di fare le cose che ora facciamo il dodicesimo giorno di ogni mese (che è il giorno del santo Arcangelo Michele), e il ventunesimo giorno (che è il giorno della Regina, la Madre del Re dei Re), e anche il ventinovesimo giorno (che è il giorno della nascita di Dio la Parola). Bada, dunque, di non disprezzare l’offerta del santo Arcangelo Michele (poiché è lui che prega per tutti gli uomini), affinché egli preghi per noi davanti a Dio, affinché Dio ci mostri amorevole misericordia e accolga presso di Sé la mia misera anima”.
E quella prudente donna disse a suo marito: “O mio signore e fratello, come è vero che vive Dio in cui abbiamo creduto, non trascurerò di fare le cose che mi hai comandato di fare, anzi, le aumenterò grandemente; ma c’è una questione nella mia mente, che desidero che tu adempia per me, e che completi prima di deporre il corpo”. E Aristarco le disse: “Qualunque cosa tu desideri, dimmela, e per volontà di Dio la compirò per te”. Eufemia gli disse: “Desidero che tu comandi a un pittore di dipingere per me l’immagine del santo Arcangelo Michele su una tavoletta di legno, e che tu me la dia affinché io possa metterla nella mia camera da letto dove dormo. E desidero che tu mi affidi nelle sue mani come un oggetto di fiducia, così che quando sarai partito dal corpo egli possa diventare il mio custode e liberarmi da ogni pensiero malvagio di Satana; poiché quando sarai uscito dal corpo mangerò il mio pane in lacrime e con cuore addolorato, perché dal momento stesso in cui il marito di una donna si allontana da lei, essa non ha più alcuna speranza nella vita, ed è simile a un corpo senza testa, e il corpo senza testa è senza anima, e perisce di sua spontanea volontà. E inoltre, il saggio Paolo ha detto: ‘Il capo di una donna è suo marito’, e una donna senza marito è simile a una nave senza timone, che è pronta ad affondare, insieme alla mercanzia con cui è carica. E ora, o mio signore e fratello, proprio come in passato non mi hai mai causato dolore rifiutando qualsiasi cosa ti abbia chiesto, non causarmi ora dolore rifiutando anche questa cosa, e forse il santo Arcangelo Michele mi proteggerà, poiché non ho altra speranza qui, ma attendo la misericordia di Dio e del suo santo Arcangelo Michele”.
E quando il generale udì queste cose, si affrettò a compiere ciò che lei gli aveva chiesto, e subito comandò di portare un abile pittore, e gli comandò di dipingere l’immagine del santo Arcangelo Michele su una tavoletta di legno, e di ricoprirla con una lamina d’oro fino intarsiata di pietre preziose; e quando il pittore l’ebbe finita, Aristarco la diede a Eufemia, ed ella se ne rallegrò come chi trova un grande tesoro, e gli disse: “O mio signore e fratello, che la tua misericordia sia con me, e esaudisci il mio desiderio anche in questa cosa, così che quando il mio coraggio verrà meno, e diventerò debole e impotente, nessuna trama insidiosa possa sorgere contro di me quando avrai deposto il corpo”.
E Aristarco le disse: “Qualunque cosa tu chieda sono pronto a compierla per te, poiché sai che non ti ho mai addolorato in nessun momento per nessuna cosa”. Eufemia gli disse: “Desidero che tu mi affidi nelle mani del santo Arcangelo Michele che hai fatto dipingere su questa tavoletta di legno, e anche che lo supplichi a mio nome affinché diventi il mio custode fino al giorno della mia morte; poiché quando sarai uscito dal corpo non avrò speranza nella vita se non in Dio e nel Suo Arcangelo Michele, poiché sai che una vedova mangia il suo pane con sospiri e lacrime”.
Ora, quando il generale ebbe udito queste cose, si rattristò in cuor suo a causa delle parole malinconiche che lei gli disse, ma si meravigliò della sua grande fede nel santo Arcangelo Michele. E alla fine prese la sua mano e la pose sulla figura del santo Arcangelo Michele che era stata dipinta sulla tavoletta di legno, e gridò, dicendo: “O tu santo Arcangelo Michele, che uccidesti il serpente dell’antichità, che scacciasti l’orgoglioso ribelle contro il suo Dio e lo gettasti incatenato nello stagno infuocato pieno di fuoco e zolfo, che in ogni tempo ti prostri in supplica davanti al Buon Padre per amore della stirpe degli uomini, tu immagine e somiglianza di Dio Onnipotente, ecco, pongo nelle tue mani oggi mia moglie Eufemia come un deposito, affinché forse tu possa vegliare su di lei e liberarla da tutte le trame e gli inganni del Diavolo che si leveranno contro di lei; e quando ti pregherà per aiuto, ascoltala e liberala, poiché non abbiamo speranza se non in Dio e in te”.
E quando Eufemia udì queste cose si rallegrò grandemente, e credette con fiducia e grande fede che nessun inganno dell’Avversario avrebbe prevalso su di lei da quel momento, perché l’Arcangelo Michele avrebbe vegliato su di lei. E accadde, dopo queste cose, che prese la figura dell’immagine dell’Arcangelo che era stata dipinta per lei, e la pose nella camera da letto in cui dormiva, e offriva alla figura incenso prezioso, e una lampada ardeva davanti ad essa giorno e notte continuamente, e pregava davanti ad essa tre volte al giorno e le chiedeva di aiutarla.
E dopo queste cose Dio visitò il pio generale Aristarco, il cui nome abbiamo menzionato poco fa, ed egli partì per la via di tutti gli uomini. Ora la saggia e onorevole dama Eufemia, la moglie di Aristarco il generale, non cessò di dare le elemosine che era solita dare, né di fare le offerte che il generale era solito fare durante la sua vita prima di morire nel nome del santo Arcangelo Michele, e si affrettò ad aumentare quelle che venivano fatte in passato mentre suo marito era in vita.
E il Diavolo, che ha odiato ogni cosa buona nella nostra stirpe fin dal principio, non poté sopportare di vedere le nobili opere che questa donna compiva nel nome del santo Arcangelo Michele, e fu invidioso di lei, e volle distruggere la ricompensa che sperava di ricevere da Dio.
E accadde un giorno che prese la forma di una monaca, e indossando vesti dorate — e con lui andavano dei demoni in forma di vergini — venne e si fermò alla porta della casa di Eufemia, e mandò da lei la sua serva, dicendo: “Va’ e di’ all’onorevole dama Eufemia, moglie di Aristarco il generale: ‘Ecco, una monaca vergine sta alla porta desiderando renderti omaggio, e anche le sue figlie sono con lei'”. E quando la prudente donna udì queste parole, uscì alla quarta porta della sua casa e comandò che la facessero entrare, pensando che fosse veramente una monaca. E quando i servi uscirono e videro il Diavolo lì in piedi, che indossava un falso abito, gli resero omaggio e comandarono a lui e a coloro che erano con lui di entrare. E il Diavolo entrò, con il volto chino a terra come una vera monaca, e coloro che erano con lui fecero altrettanto.
Ora, quando l’onorevole dama la vide in tale abito, si meravigliò grandemente della sua immensa umiltà e si alzò e, prendendolo rapidamente per mano — poiché indossava l’abito di una donna — lo portò in casa sua. E quando lui e quelli che erano con lui giunsero alla camera da letto dove si trovava l’immagine dell’Arcangelo Michele, ebbe paura di entrarvi.
E la prudente donna Eufemia gli rese onore, dicendo: “Ti prego, cara sorella, entra in questa camera da letto in cui si fanno sante preghiere, poiché io testimonio, davanti a Dio e davanti al Suo santo Arcangelo Michele, che dal giorno in cui il mio beato marito Aristarco morì fino ad ora, nessun uomo ha varcato la porta di questa camera, ma solo le serve che si occupano delle necessità del mio corpo, e le nobili e onorevoli dame che sono venute a visitarmi secondo l’amore di Dio”.
E il Diavolo, che era in forma di monaca, rispose e disse: “Perché nessun uomo ha varcato la porta della tua camera da letto? Poiché, certamente, dove non c’è uomo non c’è l’aiuto di Dio. E tutte le donne che sono mai vissute sulla terra hanno dimorato con i loro mariti, ad eccezione di una sola, Maria la Madre di Cristo. E inoltre, se desideri piacere a Dio con tutto il tuo cuore, ti darò un consiglio su una questione che è gradita davanti a Dio”. Eufemia disse: “Qual è?”. E il Diavolo disse: “Conosci il mio signore Ilarico, il prefetto capo, che gode di grande affetto presso l’Imperatore Onorio? È mio parente, ed è anche parente stretto dell’Imperatore. E sua moglie è morta in questi ultimi giorni, e quando ha saputo che il tuo glorioso marito Aristarco era morto, ha detto: ‘Non è forse giusto che io prenda in moglie una donna che sia mia pari di rango? Mi alzerò e prenderò in moglie l’onorevole dama Eufemia’ — cioè te stessa — ‘e le darò più porpora di quanta ne avesse in passato’. Ed ecco, Ilarico mi ha dato questi splendidi doni; concedimi di persuaderti a sposarlo, poiché egli è potente a palazzo e l’Imperatore lo ama”. E subito le mostrò molti ornamenti d’oro e molto oro e argento per sedurla al suo malvagio disegno.
Ed Eufemia si trattenne grandemente, e rispose molto pacatamente: “Come posso fare una cosa simile di mia volontà? Ma prima di tutto lasciami andare a consultare il mio guardiano, alle cui cure il mio beato marito mi affidò prima di uscire dal corpo, e se egli mi comanda di vivere con un marito, allora lo farò senza esitazione, ma se non mi comanda di farlo non lo farò mai di mia spontanea volontà”.
E il Diavolo rispose: “Chi è questo guardiano?”. Ed Eufemia disse: “Ecco, è stato con me nella mia camera da letto giorno e notte dal momento in cui il mio beato marito mi ha affidato alle sue cure fino ad ora, vegliando su di me”. E il Diavolo rispose e le disse: “Non sai che se manchi di osservare uno dei comandamenti di Dio nel tuo cuore, diventerai colpevole di offenderli tutti? E inoltre, Dio ha detto: ‘Chiunque offenderà in un solo comandamento sarà colpevole di tutti’, e tu sai che Dio odia grandemente la menzogna. E ancora Davide dice nel quinto Salmo: ‘Dio distruggerà chiunque parli falsamente’, e se tu parli falsamente Dio ti distruggerà prontamente. Non mi hai detto poco fa: ‘Dal giorno in cui mio marito è uscito dal corpo fino ad ora, nessun uomo ha varcato la porta della mia camera da letto, nemmeno i miei servi’?”. Ed Eufemia rispose: “Ciò che dico è vero, e non c’è falsità nelle mie parole, o mia nobile sorella. Ti giuro per Dio Onnipotente e per il Suo santo e potente Arcangelo Michele, che uccise il drago dell’antichità, che dal giorno in cui mio marito uscì dal corpo fino a questo giorno nessun uomo ha varcato la porta della mia camera da letto, né ho permesso a nessun uomo di avvicinarsi a me, né di guardare il mio volto”.
E il Diavolo, che era in forma di monaca, disse all’onorevole dama Eufemia: “Prima di tutto hai detto: ‘Nessun uomo mi si è avvicinato da quando mio marito è morto’, ed ecco, ora commetti peccato e compi iniquità, poiché ecco, hai giurato il falso. Non hai detto poco fa: ‘Prima andrò nella mia camera da letto e mi consulterò con il guardiano nelle cui mani mio marito mi ha affidato prima di uscire dal corpo’? Un guardiano non è forse un uomo? Gli uomini non sono sempre stati fatti guardiani delle donne? Non c’è dunque un uomo nella tua camera da letto? E ora, poiché trovo quest’uomo, riguardo al quale hai detto menzogne e hai prestato un falso giuramento, nella tua camera da letto, non ti riconoscerei mai come mia parente anche se mi dessi tutte le tue ricchezze”.
E la bocca della prudente donna Eufemia sorrise di un sorriso spirituale, e disse al Diavolo che era in forma di monaca: “O sorella mia, questa cosa — dimorare con un uomo — è impossibile per me, e ti dico che né per le ricchezze e gli ornamenti che mi hai portato per indurmi a fare questa cosa, né, in verità, se mi dessero tutte le ricchezze che sono nel palazzo del pio Imperatore Onorio, e tutti gli ornamenti che egli ha, e la ricchezza del mondo intero, potrei rompere il patto che feci con il mio beato marito Aristarco, il glorioso generale, e vivere insieme a un uomo straniero finché non partirò verso di lui. E sono pura da ogni impurità.
Ho detto che il mio guardiano era nella mia camera da letto, e dicendo questo non ho mentito. Il guardiano nelle cui mani il mio signore e marito mi ha affidato è più potente di qualsiasi altro guardiano e di tutti i re del mondo. Non ha bisogno che nessuno lo informi riguardo al peccato, o a ciò che è buono, o a ciò che decidiamo riguardo a lui, ma ciò a cui pensiamo, e ciò su cui meditiamo nei nostri cuori e nelle nostre menti, egli lo sa subito. Se è un piccolo pensiero del Diavolo che entra nel cuore di qualcuno, dal momento in cui egli prega nel semplice nome di quel guardiano il suo cuore acquista fiducia, e se una legione dell’esercito del Diavolo lo assedia, o appare per accamparsi intorno a lui, se quel guardiano viene, la fa scomparire come fumo. Se desideri, o sorella mia, ti affiderò nelle mani di quel guardiano affinché egli sia il tuo aiuto fino al giorno in cui dovrai partire dal corpo, e alla tua morte egli ti consegnerà nelle mani del Buon Dio come un dono prezioso, e tu erediterai la vita eterna”.
E il Diavolo, che era in forma di monaca, rispose e le disse: “Mostrami quest’uomo, allora, poiché secondo ciò che dici deve essere molto ricco”. Eufemia rispose e gli disse: “Prima di tutto, alzati, e volgiamo i nostri volti a oriente, e preghiamo e offriamo suppliche davanti a Dio. E tu fa’ confessione riguardo a ciò che hai pensato nel tuo cuore su quel guardiano, e di’ queste parole: ‘O Dio, perdonami per ciò che ho immaginato riguardo a quel guardiano e a questa donna il cui marito l’ha affidata nelle sue mani, e non mi volgerò mai più a un tale pensiero né permetterò che entri nel mio cuore riguardo al santo di Dio’. Se farai questa confessione, ti mostrerò il mio guardiano, faccia a faccia, e dopo gli chiederai di aiutarti e proteggerti”.
Il Diavolo le disse: “Mi è stato dato un comandamento prima di assumere questo santo abito di non stendere mai le mani in preghiera finché non fossi tornato alla mia cella, e di non mangiare mai con nessuna persona che vive nel mondo, a meno che non indossi il nostro abito”. Ed Eufemia rispose e disse al Diavolo: “Tu mi hai detto: ‘Chi osserva tutta la legge e offende in un solo punto è colpevole di tutta’, e ora, dalla tua stessa bocca, posso dimostrare che hai trasgredito i comandamenti di Dio, cioè quelli che Egli diede ai Suoi Apostoli fin dai tempi antichi”. E il Diavolo le disse: “Quali comandamenti ho trasgredito? Mostrameli. Se non me li mostri subito, scatenerò contro di te una potente guerra fino alla morte”.
E l’onorevole dama Eufemia rispose e disse al Diavolo: “Nei tempi antichi il nostro Buon Salvatore comandò ai Suoi discepoli e li mandò a predicare il Vangelo, dicendo: ‘In qualunque casa entriate, salutatela e dite: Pace sia su questa casa, e la vostra pace sarà in essa; e se no, che ritorni a voi’. E non comandò loro di pregare in qualunque luogo entrassero (e anche di mangiare con tutti, tranne coloro che negano che Cristo sia venuto nella carne), dicendo: ‘Qualunque cosa vi mettano davanti, mangiatela senza indagare, e mangiate con ringraziamento’. E ancora l’Apostolo ci ha comandato nella sua Epistola, dicendo: ‘Pregate senza sosta, e in ogni cosa rendete grazie’, e nessun uomo di Dio cessa di pregare di giorno e di notte. Se dunque sei una donna e non c’è radice di astuzia nascosta nel tuo cuore, alzati, e preghiamo insieme, e dopo la preghiera porterò quel Guardiano, e lo vedrai, e lo saluterai bocca a bocca, se per caso sei degna di guardare il suo volto”.
Ora, quando il Diavolo seppe che l’onorevole dama Eufemia lo aveva sconfitto da ogni lato, cercò di fuggire, e cominciò a cambiare il suo aspetto, e assunse forme estremamente varie. E quando l’onorevole e nobile dama Eufemia vide che cambiava aspetto, temette grandemente e gridò, dicendo: “O Michele, Arcangelo, che distruggesti tutta la potenza dell’Avversario, aiutami in questa ora di necessità, poiché tu sai, o mio signore, che sei tu colui nelle cui mani il mio beato marito mi affidò prima di uscire dal corpo, affinché tu vegliassi su di me e fossi una torre forte per me contro gli inganni del Nemico”. E quando ebbe detto queste parole, si fece il segno della Croce su di sé nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e subito il Diavolo e tutte le sue opere scomparvero davanti a lei come una ragnatela.
E accadde, qualche tempo dopo queste cose, che il Diavolo le apparve in forma di un Etiope di statura enorme, ed era simile a un caprone, e i suoi occhi erano pieni di sangue, e i capelli della sua testa stavano dritti come le setole di un cinghiale di montagna, e aveva una spada affilata a due tagli sguainata nelle mani, e mentre stava davanti a lei un forte odore fetido le giunse da lui. E quando l’onorevole dama Eufemia vide che aveva cambiato aspetto, subito entrò nella sua camera da letto, e prese la tavoletta sulla quale era dipinta l’immagine del santo Arcangelo Michele, e la abbracciò, e gridò, dicendo: “O santo Arcangelo Michele, aiutami, e liberami dalla mano dell’astuto”.
Ora il Diavolo stava fuori dalla porta della camera da letto, poiché non poteva entrarvi a motivo della gloria del santo Arcangelo Michele che riempiva la stanza, e si mise un dito sul naso, e trasse suoni aspri dalla sua gola, e gridò, dicendo: “Per Ercole, cosa ti farei, o Eufemia, se potessi raggiungerti! Volevo sedurti e trascinarti alla perdizione con me, ma scopro che mi hai sconfitto per mezzo di questa tavoletta di legno a cui ti aggrappi. Nei tempi antichi aizzai la nazione ebraica contro il Messia, che essi chiamano Cristo, poiché pensavo di distruggere il Suo potere, ma Egli ha umiliato me e il mio potere con il legno della Croce.
Fui io che all’inizio sedussi Adamo ed Eva, e li feci trasgredire il comandamento di Dio, e li resi estranei al Paradiso e alla dimora della luce. E ancora, fui io che sviai gli angeli finché non furono scacciati dalla loro gloria, e fui io che feci peccare i giganti finché Dio non li distrusse con le acque del Diluvio. Fui io che mostrai agli abitanti di Sodoma, Gomorra, Adma e Zeboim come commettere una tale malvagità che alla fine Dio fece piovere su di loro fuoco e zolfo, e li distrusse. Fui io che mostrai a Gezabele come peccare, e uccisi anche Acab con lei nel suo peccato. Fui io che aizzai i figli di Israele contro Aronne, e lo stancarono finché non fece un vitello perché lo adorassero, e Dio si adirò con loro e li distrusse. E, in breve, sono io che ho fatto nascere ogni peccato.
Non fosti tu, o Michele, a scacciare me e i miei angeli dal cielo giù in una fossa piena di fuoco? Ed ecco, o Michele, ti ho lasciato il cielo e la terra, e noi voliamo da soli nell’aria, qua e là, e sconfiggiamo coloro che siamo in grado di distruggere: uno con la fornicazione, un altro con l’adulterio, un altro giurando il falso, un altro con la maldicenza, un altro con l’astuzia, un altro con la frode, un altro con l’invidia, un altro con lo scherno e un altro con il furto. E se sappiamo di non essere in grado di sconfiggere un uomo con tali inganni, gli portiamo un sonno così profondo che non è in grado di vegliare e di trovare un’opportunità in cui possa pregare per i suoi peccati. Ecco, inoltre, ti abbiamo lasciato il cielo e la terra per non vedere il tuo volto, poiché la tua forma ci atterrisce grandemente, e la tua veste nel dipinto che è dipinto su questa tavoletta di legno con diversi colori per mezzo di stregoneria sconfigge la mia potente forza oggi.
Fu il legno, che trasformarono in una Croce, a sradicarmi nei tempi antichi, e ora, di nuovo, è il legno, su cui è dipinta la tua effigie, che mi ostacola, e sconfigge me e tutta la mia schiera oggi, e che non mi permette di compiere la mia volontà sull’onorevole dama Eufemia oggi. Per Ercole, oggi Michele mi affligge da ogni parte, e sono in gravi difficoltà! Cosa ti farò, o onorevole dama Eufemia? Tu dici in questo momento che non ti sconfiggerò finché confiderai in questa piccola tavoletta di legno che hai nelle mani, e se è così, sappi che verrò da te un’altra volta in un giorno che non conoscerai, cioè il dodicesimo giorno del mese di Paoni. Poiché in quel giorno Michele sarà in conclave con gli angeli, e si prostrerà e pregherà con tutta la schiera angelica fuori dal velo del Padre per le acque del Fiume (cioè il Nilo) d’Egitto, e per la rugiada, e per la pioggia. E so che continuerà in preghiera incessantemente per tre giorni e tre notti, e in prostrazioni e inchini, senza alzarsi, finché Dio non lo ascolterà e non gli concederà le sue richieste. E inoltre, verrò in quel giorno, sì, verrò da te preparato con la mia potente forza, e prenderò questa tavoletta di legno che hai nelle mani, e la frantumerò in pezzi sulla tua testa, e vedremo se potrai portare qui l’Arcangelo Michele ad aiutarti in quel giorno”.
E quando la prudente donna udì queste cose, prese l’immagine dell’Arcangelo Michele e corse fuori dalla sua camera da letto dietro al Diavolo, e subito egli scomparve davanti a lei.
E accadde che la nobile e onorevole dama Eufemia continuò a fare molte preghiere e suppliche giorno e notte, dal giorno in cui il Diavolo si allontanò da lei fino al giorno riguardo al quale egli disse: “Verrò e contenderò con te”, cioè fino al dodicesimo giorno di Paoni; e supplicò Dio e il santo Arcangelo Michele di essere per lei un aiuto e un difensore. Ora, il dodicesimo giorno di Paoni — il giorno dell’Arcangelo Michele — Eufemia preparò le cose necessarie per la festa di Michele, sia le offerte e le primizie per il popolo nel santuario dell’Arcangelo, sia i preparativi per i fratelli in casa sua dopo la Benedizione, e in breve, si preoccupò di provvedere abbondantemente per la festa, secondo la sua usanza, poiché era molto ricca.
Ora il Diavolo, che in ogni tempo odia ciò che è buono, non poté sopportare di vedere le buone opere che questa donna stava compiendo, e le cose che stava preparando da distribuire nella festa del santo Arcangelo Michele. E quando la luce si diffuse al mattino del dodicesimo giorno di Paoni, mentre Eufemia era ancora in preghiera alla prima ora, e chiedeva a Dio nel nome dell’Arcangelo Michele di starle accanto finché non avesse compiuto il ministero che aveva intrapreso, e di liberarla da tutti gli inganni del Diavolo, ecco che il Diavolo venne e si presentò davanti a lei in forma di arcangelo.
Egli aveva ali possenti, ed era cinto ai fianchi con una cintura d’oro intarsiata di pietre preziose, e aveva sul capo una corona ornata di perle di gran pregio, e nella mano destra teneva uno scettro d’oro, ma la figura della Santa Croce non vi era sopra. E venne e si presentò davanti a lei in questa grande gloria e magnificenza; e quando Eufemia lo vide, temette grandemente e cadde a terra. Ed egli la prese per mano, la sollevò e le disse: “Non temere, o nobile donna, davanti a Dio e al Suo santo angelo. Salve, tu donna, il cui beato marito ha trovato favore davanti a Dio, e la cui benedizione è diventata come una lampada luminosa davanti a Dio! Salve, tu donna, i cui sacrifici e oblazioni sono diventati come un baluardo di diamante per il mondo intero; il maledetto Diavolo non ti svierà mai. Poni la tua fiducia in me, o beata donna, poiché sono venuto da Dio Onnipotente, e ho visto che le preghiere che hai fatto oggi sono salite davanti a Dio, e sono mille volte più luminose del sole, e diffondono una luce che atterrisce tutte le schiere angeliche.
Dio mi ha mandato a te, e mi ha detto le cose che ti dirò; ascolta, dunque, le cose che usciranno dalla mia bocca affinché tu possa trovare grande onore davanti a Dio. Tu sai che Dio ha detto: ‘Ascoltare è meglio che fare sacrifici’, e se non ascolterai le cose che sto per dirti, non è a me che sarai disobbediente, ma a Dio, ed è scritto: ‘Chi non ascolta sarà distrutto'”. E la prudente donna Eufemia rispose e disse: “Mostrami quali sono le cose che Dio ti ha comandato di dirmi, e io le farò e le osserverò”. E il Diavolo rispose dicendo: “Dio mi ha comandato di venire da Lui a te e di dirti: ‘Stai sprecando i beni di tuo marito. Tu dici: ‘Farò elemosine per la salvezza della sua anima’, ma ecco, egli ha già ereditato i beni del regno dei cieli. Non spetta a te aumentare le offerte e tutte le oblazioni che fai, e le molte preghiere che offri. Dai un po’ e tieni un po’ in casa tua, per timore che, dopo un po’, tu giunga alla fine delle tue ricchezze; e inoltre, se il Diavolo ti vede fare elemosine in questo modo, diventerà invidioso di te, e disperderà i tuoi beni come disperse quelli di Giobbe: poiché così fece ai poveri, e perciò il Diavolo distrusse tutto ciò che aveva, e mise persino vermi ripugnanti nel suo corpo, e dolore per i suoi figli e le sue figlie, poiché fece crollare su di loro la casa in cui si trovavano, e morirono insieme.
E il Diavolo fu anche invidioso del santo uomo Tobia a causa delle opere di misericordia che era solito compiere, poiché seppelliva i corpi dei morti che trovava insepolti, e il Diavolo lo invidiò e lo portò alla povertà — ora egli era molto ricco — e alla fine fece sì che degli uccelli defecassero nei suoi occhi e divennero ciechi; ora non furono semplici uccelli a fare questo, ma fu il Diavolo stesso e i suoi demoni che presero le forme di uccelli, e lo resero cieco perché erano invidiosi di lui. E, inoltre, figlia mia, se mi ascolterai secondo i comandi di Dio, cessa da tali opere come quelle che fai. E, inoltre, Dio mi ha detto di dirti: ‘Ecco, non hai figli dal tuo beato marito Aristarco il generale, alzati ora e prendi un nobile marito, e dagli un figlio, così che quando sarai uscita dal corpo egli possa ereditare i beni che hai, e possa compiere la tua commemorazione quando sarai uscita dal corpo; poiché cosa farai? Se rimani senza figli non c’è speranza per te per sempre’. E, inoltre, Dio mi ha comandato di dirti: ‘Se mi ascolterai e prenderai marito, sposa Ilarico che sta per andare in guerra con l’Imperatore Onorio, poiché ecco, egli desidera preparare il suo esercito, e strappargli dalle mani il suo impero, e rendersi padrone di tutte le ricchezze dei Greci'”.
Allora la prudente donna Eufemia percepì gli inganni del Diavolo, e seppe che era lui che le parlava, a causa delle parole piene di passione, e gli disse: “Mostrami dove sta scritto nelle Scritture: ‘Non fare né elemosine né offerte’, o ‘Non pregare’, o ‘Sposerai un secondo marito’. D’altra parte, troviamo che Dio comanda in diversi punti, dicendo: ‘La carità coprirà la moltitudine dei peccati’; e ancora: ‘La misericordia rende un uomo lodevole nel giudizio’; e ancora, sentiamo il profeta gridare, dicendo: ‘Portate i vostri sacrifici, ed entrate nelle Sue corti’; e ancora, in un altro luogo: ‘Sacrificio e parole di benedizione mi glorificano’; e ancora: ‘Il sacrificio di Dio è un cuore santo’; e ancora, sentiamo Paolo, il maestro, predicarci con le sue dolci parole, dicendo: ‘Pregate senza sosta, e in ogni cosa rendete grazie’.
E inoltre, tu mi dici: ‘Sposa un secondo marito’, ma l’uomo, il cui nome mi hai menzionato per primo e con il quale dovrei dimorare, è un eretico e un ateo, che Dio distruggerà senza indugio, e gli metterà una briglia in bocca, e lo legherà nelle profondità del mare, e umilierà lui e tutte le sue schiere davanti al pio Onorio.
E ancora, riguardo al matrimonio con un secondo marito, Salomone ci ha informato nel Fisiologo che quando il primo compagno della tortora muore, essa non dimora con un secondo compagno, ma si ritira nel deserto, dove si nasconde fino al giorno della sua morte. E ci mostra anche che la famiglia del corvo non dimora con nessun compagno tranne uno, e che come noi ci stracciamo le vesti per nostro fratello quando muore, così ugualmente quando un corvo muore la sua compagna si estrae la lingua e la fende con i suoi artigli, così che quando emette il suo grido tutti possano sapere che il suo compagno non c’è più. E se un altro corvo desidera prenderla con la violenza, essa grida subito, e quando tutti gli altri corvi sentono il suo grido sanno dalla sua lingua spaccata che un altro corvo desidera prenderla con la violenza, e si radunano per aiutarla e per rimproverare il corvo che desidera prenderla con la violenza. Ora, dunque, quando i bambini vedono i corvi radunati in questo modo, ed emettere grida desiderando rimproverare il corvo che desiderava prenderla con la violenza, e che desiderava allontanarsi da ciò che Dio ha loro comandato, quei bambini ignoranti sono soliti dire: ‘I corvi stanno celebrando un matrimonio oggi’, e non sanno che i corvi desiderano rimproverare il corvo che desidera far peccare il corvo la cui compagna è morta.
E inoltre, lungi da me portare mai nessun altro nel mio matrimonio con il mio signore e marito Aristarco, e non cesserò mai di fare le offerte e di compiere le opere di carità che il mio beato marito era solito fare prima di morire, nel nome del santo Arcangelo Michele. E ora, mostrami chi sei tu che porti così grande gloria e maestà, e da dove sei venuto, e qual è il tuo nome, poiché la tua venuta a me mi ha turbato grandemente”.
E il Diavolo rispose dicendo: “Non sei tu colei che ha fatto supplica a Dio dal giorno in cui il Diavolo venne da te in forma di monaca desiderando sedurti? E non ti disse egli: ‘Verrò da te il dodicesimo giorno di Paoni, che è il giorno dell’Arcangelo Michele’, e non ti disse: ‘L’Arcangelo Michele non cesserà in quel giorno di prostrarsi in preghiera davanti a Dio per le acque del Fiume (cioè il Nilo), e la pioggia, e la rugiada’? Io, dunque, sono Michele Arcangelo che Dio ti ha mandato per aiutarti finché il sole non tramonti oggi, affinché il malvagio cacciatore non venga e ti faccia del male, e perciò è giusto che tu venga e ti inginocchi in adorazione davanti a me; e ho lasciato i miei angeli per venire da te”.
E l’onorevole dama Eufemia rispose e gli disse: “Ho udito nel Santo Vangelo che quando il Diavolo venne dal nostro Buon Salvatore per tentarLo, Gli disse: ‘Prostrati e adorami, e Ti darò tutti i regni del mondo e la loro gloria’, e che Cristo seppe subito che era il Maligno e lo rimproverò; forse sei tu che desideri sviarmi?”. E il Diavolo rispose: “Non sono io — e lungi da me diventarlo mai — e come potrebbe uno come lui trovarsi vestito di una gloria tale quale quella che porto io? Poiché dal momento in cui disobbedì al comando di Dio, Egli si adirò con lui, e comandò a me, Michele, e io lo spogliai di tutta la sua gloria”.
E la nobile donna rispose, dicendo: “Se tu sei Michele, dov’è la figura della Croce che dovrebbe essere sul tuo scettro, secondo ciò che vedo dipinto in questa immagine in cui è raffigurata la figura di Michele?”. E il Diavolo rispose, dicendo: “I pittori desiderano decorare le loro immagini affinché la loro arte sia maggiormente glorificata, ma la figura della Croce non è con noi né con tutti gli altri angeli”. Ed Eufemia rispose, dicendo: “Come posso credere alle tue parole? Poiché nessun uomo adempirà l’ordine per cui un soldato è venuto dall’Imperatore, né lo riceverà in alcun modo, a meno che non porti il segno dell’Imperatore; e, inoltre, così è per le lettere che l’Imperatore invia dal suo regno, nessuno crede che siano autentiche a meno che non siano sigillate con il sigillo dell’Imperatore; e così è anche per gli angeli che vengono sulla terra, poiché se la figura della Croce del Re della gloria non è con loro, gli uomini non crederanno che siano angeli, ma fuggiranno da loro credendoli demoni; e specialmente nel caso dell’Arcangelo di tutti gli angeli, poiché come potrebbe venire sulla terra senza portare l’armatura del sigillo della salvezza del suo Imperatore che deve venire, cioè la Santa Croce di Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente? Ora, se desideri che io creda che tu sia Michele il liberatore, lascia che ti porti la sua immagine perché tu la saluti, e allora ti adorerò senza alcuna esitazione”.
Ora, quando il Diavolo vide che lei lo incalzava da ogni parte, e non riusciva a trovare alcuna scusa da pronunciare davanti a lei, and che lei si alzava dal luogo in cui era seduta, desiderando portargli l’immagine del santo Arcangelo Michele, cambiò forma e prese quella di un leone furioso, i cui ruggiti riempirono tutta la città, e le afferrò rapidamente il collo e la strangolò finché non fu quasi morta, e le disse queste parole: “Questo è il giorno in cui sei caduta nelle mie mani. Mi sono sforzato di catturarti da molto tempo, ma non ci sono riuscito fino ad oggi; che ora venga colui in cui poni la tua fiducia e ti liberi dalla mia mano”. E quella prudente donna si trovava in grandissima tribolazione, poiché era vicina alla morte, e gridò, dicendo: “O Michele Arcangelo, aiutami in questa ora di bisogno”.
E accadde che, mentre il Diavolo cercava di infliggerle ulteriori sofferenze, ecco che il santo Arcangelo Michele le apparve subito, rivestito di rango e dignità regale, e teneva nella mano destra uno scettro d’oro che portava su di sé la figura della santa Croce; e tutto il luogo risplendette mille volte più del sole. E quando il Diavolo lo vide, gridò terrorizzato, dicendo: “O tu Arcangelo Michele, mio signore, ho peccato contro il cielo e al tuo cospetto, poiché ho osato venire nel luogo in cui si trova la tua immagine; ti prego di non distruggermi prima del mio tempo, poiché il Creatore mi ha concesso alcuni giorni. E tu, o Arcangelo, sei colui che mi ha reso estraneo alle dimore del cielo, e ora partirò e fuggirò davanti a te fino al giorno della mia grande disgrazia, e ti prometto e giuro davanti a Dio che non tornerò da questo momento in poi a tentare uomini o donne nel luogo in cui ti trovi”.
Ora, mentre il Diavolo diceva queste cose, era stretto saldamente nella mano del santo Arcangelo Michele, come un uccello nella mano di un bambino, e quando l’Arcangelo lo ebbe fatto soffrire grandemente, lo liberò in grande disgrazia.
E l’Arcangelo Michele parlò all’onorevole dama Eufemia, dicendo: “Sii forte, e di buon coraggio, e non temere il Diavolo, poiché egli non avrà il potere di sconfiggerti da questo momento in poi. Io sono Michele Arcangelo che tu servi, nelle cui mani il tuo beato marito Aristarco il generale ti affidò. Io sono Michele, ed è davanti all’immagine nella tua camera da letto su cui è dipinta la mia forma che tu offri preghiere ogni giorno, e sono io, Michele, che porto le tue preghiere davanti a Dio. Ero io che ero presente quando dicesti a tuo marito: ‘Che mi sia dipinta un’immagine dell’Arcangelo Michele affinché io possa metterla in casa mia come protettore, e tu mi affiderai nelle sue mani affinché egli sia il mio custode e il mio aiuto davanti a Dio finché Egli non mi visiterà, e io partirò verso di Lui alla maniera di tutti gli uomini’. Io sono Michele che ascolto chiunque preghi Dio nel mio nome. Non temere, poiché ecco, dopo che avrai compiuto il servizio che sei solita fare nel mio nome, io e una moltitudine di angeli verremo per te, e ti porterò nel riposo di Dio che tuo marito ha ereditato. La pace sia con te”. E quando l’Arcangelo Michele ebbe detto queste cose, salì al cielo con grande gloria, ed ella rimase a guardarlo.
E accadde, dopo queste cose, che Eufemia andò alla chiesa di Abba Anthimus, il Vescovo di questa città, che fu la primizia del ministero di San Giovanni Crisostomo, l’Arcivescovo di Costantinopoli, attraverso il quale tutta quest’isola è stata illuminata, e gli mostrò tutte le cose che l’Arcangelo le aveva detto, ed egli glorificò Dio e il potente Arcangelo Michele; e radunò gli elementi per il Sacramento, e compì il servizio di esso rapidamente e con grande onore. E dopo il Sacramento, uscì dalla chiesa e andò a casa sua, e compì i suoi ministeri verso i fratelli poveri, e li servì.
E quando ebbero mangiato e bevuto, mandò a chiamare il Padre, il Vescovo, e lo pregò di ritenere la sua casa degna di entrarvi, ed egli andò da lei rapidamente. E quando le portarono la notizia che era venuto da lei, ella gli andò incontro alla terza porta della sua casa, e si gettò ai suoi piedi, e li baciò a lungo, e il santo Vescovo la sollevò e le disse: “Alzati, o donna, benedetta da Dio e dagli uomini! In verità Dio ha accettato i tuoi sacrifici da te come quelli di Abele, l’uomo giusto, e ha odorato il sapore della tua offerta come quella di Melchisedec, il Re di Salem, il sacerdote di Dio l’Altissimo, perché li hai portati con rettitudine”. Ed ella lo prese con grande onore e lo portò nella sua camera da letto, dove si trovava l’immagine dell’Arcangelo Michele, e pose un trono d’avorio perché vi sedesse, e un banco d’argento per i sacerdoti e i diaconi.
E quando ebbero pregato e si furono seduti, aprì le porte degli armadi della sua casa, e tirò fuori tutti i suoi beni, dalla cosa più preziosa a quella di minor valore, ciò che era di gran prezzo e ciò che non aveva valore, e li depose davanti a lei. E disse al Vescovo: “O mio santo padre, ricevi questi pochi beni dalle mie mani, e distribuiscili tra i poveri, per me e per il mio beato marito, nel nome del santo Arcangelo Michele, affinché egli preghi per me e per il mio beato marito, Aristarco il generale, davanti a Dio, e affinché Egli mostri misericordia alla mia misera anima al Suo terribile seggio di giudizio”. E il Vescovo comandò di portare tutte le cose che le appartenevano in chiesa, ed Eufemia liberò i suoi servi e li mandò via.
E accadde in quello stesso giorno, che era il dodicesimo giorno di Paoni, mentre eravamo seduti in conversazione con il Vescovo, che sentimmo un odore scelto di incenso, simile al quale non avevamo mai sentito prima (ora io stesso ero lì seduto con Padre Anthimus, il santo Vescovo, la primizia del ministero di San Giovanni Crisostomo, ed ero a quel tempo un sacerdote), e quando sentimmo questo odore scelto di incenso, fummo stupiti di vedere questa meravigliosa visione. E in seguito ella si rivolse a Padre Anthimus, il Vescovo, e gli disse: “Ti supplico, o padre mio, di pregare per me affinché io possa incontrare Dio in un’ora favorevole, poiché ecco, l’ora si avvicina a me in cui la mia anima sarà separata dal mio povero corpo fino al giorno del grande giudizio, poiché ecco, l’Arcangelo Michele è venuto per me, e con lui ci sono mio marito Aristarco e una moltitudine di angeli”.
E quando si fu sdraiata sul suo letto, e ebbe steso le mani, il Vescovo pregò su di lei per lungo tempo. E in seguito ella alzò il viso verso il Vescovo e verso tutto il popolo lì presente, e disse loro: “Vi supplico per amor di Dio di mostrarmi un favore e di darmi l’immagine dell’Arcangelo Michele, affinché io possa baciarla ancora una volta prima di partire dal corpo”. E subito il Vescovo prese l’immagine e gliela diede, ed ella la baciò, dicendo: “O mio signore, tu santo Arcangelo Michele, stammi accanto in questa ora terribile”.
Ora, quando l’avemmo udita dire queste parole, noi e tutto il popolo udimmo anche il suono come di una potente moltitudine di acque che si abbattevano violentemente l’una sull’altra, come il fragore di una cascata, e gli occhi di tutti, piccoli e grandi, uomini e donne, videro il santo Arcangelo Michele risplendere come il sole, e stare accanto all’onorevole dama Eufemia, e i suoi piedi erano come bronzo fino che emanava fiamme di fuoco, e aveva un’arpa nella mano destra, e nella sinistra una ruota (o disco), come quella di un carro, sulla quale c’era una croce, e indossava vesti mille volte più belle di quelle dei re di questo mondo. E quando lo guardammo in questa veste fummo stupiti e spaventati a causa del nostro timore di lui. E lo vedemmo stare in piedi e stendere la sua veste di luce per invitare l’anima di quella beata donna, l’onorevole dama Eufemia, a venire nella sua santa veste, e così ella rese lo spirito con l’immagine dell’Arcangelo Michele posta sui suoi occhi prima di partire dal corpo.
E udimmo il suono di una moltitudine che cantava inni, e diceva: “Dio conosce la via dei giusti, e la loro eredità durerà per sempre”.
Ora, l’immagine dell’Arcangelo Michele che si trovava sul volto della donna quando rese lo spirito, volò via subito, e non sapemmo dove fosse andata; e deponemmo la donna nel sepolcro di Aristarco suo marito.
E accadde, quando l’avemmo sepolta, che entrammo in chiesa per celebrare il Sacramento, e il Vescovo entrò nel luogo in cui siamo ora riuniti nel nome del santo Arcangelo Michele; e quando fu entrato nel luogo dell’offerta del sacrificio secondo la sua usanza, vide l’immagine dell’Arcangelo, che era volata dalla casa di Eufemia, sospesa in aria senza il supporto della mano dell’uomo nell’abside del luogo santo. E il Vescovo gridò, dicendo: “O uomini dell’isola di Trake, venite e vedete questo grande miracolo del santo Arcangelo Michele”. E tutta la moltitudine corse nel luogo dell’offerta del sacrificio, e vedemmo con i nostri stessi occhi l’immagine dell’Arcangelo Michele sospesa in aria senza il supporto della mano dell’uomo o di qualsiasi altra cosa, ma era salda e immobile come un pilastro di diamante che non può muoversi affatto dal suo posto. Oh, quali grida furono emesse in quel momento, quando tutta la moltitudine gridò gloria a Dio e al santo Arcangelo Michele!
E accadde che la notizia di questo grandissimo miracolo giunse all’Imperatore amante di Dio, Arcadio, e all’Imperatrice Eudossia a Costantinopoli, e all’Imperatore Onorio a Roma, ed essi decisero di visitare quest’isola insieme, e quindi vennero insieme con l’Imperatrice, e videro con i loro stessi occhi il miracolo dell’immagine del santo Arcangelo Michele, e si prostrarono a terra in preghiera presso il giaciglio del beato Giovanni Crisostomo su cui era morto, e che operava così grandi guarigioni in quest’isola, poiché immediatamente qualsiasi uomo malato si sdraiava sul giaciglio di San Giovanni Crisostomo, riacquistava subito la salute.
Oh, chi può raccontare le cose meravigliose che accaddero per mezzo di quell’immagine dell’Arcangelo Michele (che vediamo in questo momento con i nostri stessi occhi apparire nel suo santo santuario), nella cui santa commemorazione siamo riuniti oggi! E, inoltre, il dodicesimo giorno di ogni mese (che è il giorno dell’Arcangelo Michele), quell’immagine produce foglie d’ulivo ai suoi quattro angoli, insieme a frutti belli e freschi, e fa così perché la tavoletta su cui è dipinta l’immagine è fatta di legno d’ulivo.
E, sicuramente, voi ricordate la donna che aveva in sé una certa malattia chiamata “ascesso”, cioè “tumore”, e che si consumava e diventava estremamente debole a causa della malattia e del dolore che erano in lei, e venendo in questo santo santuario, e partecipando del frutto dell’ulivo che l’immagine produsse il dodicesimo giorno del mese passato, vedeste che mentre mangiava del frutto dell’immagine, la piaga che era in lei si aprì subito, e fu purificata, e divenne sana, e partì per casa sua, glorificando Dio e il santo Arcangelo Michele, e non si ammalò mai più.
E ascoltate anche questo grande miracolo che ebbe luogo, e che non desideriamo omettere. Vedeste anche l’uomo malato che soffriva così tanto dolore a un lato della testa che il suo occhio destro stava quasi per uscirgli dalla testa, e quando entrò in questo santo santuario, e prese un po’ dell’olio della lampada, e si fece il segno della Croce sul viso, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e prese una delle foglie che l’immagine produsse, e la pose sulla parte afflitta della sua testa, divenne subito sano, e partì per casa sua in pace.
Cosa diremo di te, o cosa ometteremo, o mio signore e padrone, dopo Dio? In verità tu sei il governatore di tutti gli uomini e di tutti gli animali, e sei l’amministratore di tutti loro davanti a Dio. Con quale onore dovremmo onorarti, o tu capo generale delle schiere celesti! So che nessun onore è uguale a quello che è tuo, perché stai in ogni tempo davanti al trono dell’Onnipotente, supplicandoLo riguardo alla stabilità di tutta l’umanità, e sappiamo che il potere è tuo di andare oltre il velo di Dio Onnipotente, senza che nessuno te lo impedisca.
E, a questo punto, consideriamo sufficiente ciò che abbiamo detto riguardo all’angelo di Dio, Suo ministro di fuoco fiammeggiante, il santo Arcangelo; e diremo qui anche, con il profeta Davide, le parole che abbiamo posto all’inizio di questo discorso: “L’angelo del Signore si accampa intorno a tutti coloro che lo temono, e li libera”.
E qui indirizziamo il nostro discorso a colui che ha conquistato e che ha preso la corona, l’auriga che ha ottenuto la vittoria in tutte le conquiste visibili e invisibili, che ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, che ha distrutto un secondo Chedorlaomer, che ha illuminato Costantinopoli, e non solo quella città, ma anche quest’isola, e il mondo intero, intendo il mio signore e Padre, Giovanni Crisostomo, Arcivescovo di Costantinopoli, anzi, del mondo intero.
Oh, chi può raccontare il numero dei tuoi scritti, pieni di vita e pieni di ogni consolazione (o ornamento) spirituale? Oh, chi può dichiarare e contare la moltitudine dei commentari che hai composto, o santo Arcivescovo Giovanni, dalla lingua d’oro! Se volessi dichiarare il tuo onore avresti bisogno della tua stessa lingua, poiché nessuna lingua di carne potrebbe descrivere la gloria della tua santa vita. Tu rimproverasti coraggiosamente i re che si erano allontanati dalla verità, proprio come Davide profetizzò riguardo ai nostri Padri gli Apostoli, dicendo: “Il loro suono si è diffuso su tutta la terra, e le loro parole hanno raggiunto i confini del mondo”. E quanto a te stesso, o potente Giovanni, quale luogo c’è, o quale monastero, in tutto il mondo abitato, in cui non si trovi qualche resoconto della tua vita e dei tuoi dolci commentari? Persino quelli sulle Due Nature di Cristo, che sono andati di città in città, e di paese in paese, e i tuoi discorsi sono stati trasmessi e sono stati resi cose da custodire con cura, che saranno conservate per tutti i tempi.
E inoltre, sarò così audace da dichiarare che l’Imperatrice ti bandì per disposizione di Dio in quest’isola, e tu ammorbidisti la nostra natura che era dura come la pietra e ci rendesti estremamente gentili; e abbiamo abbandonato il servizio degli idoli e siamo diventati servi di Dio, il Creatore dell’universo. E venisti in quest’isola come uno straniero, e venisti e ti rendesti simile al solido muro che sta saldo nel palazzo dei re, e prendesti i prigionieri, e li rendesti liberi, e li rimandasti al loro paese in pace e gloria; poiché il Diavolo li aveva fatti prigionieri fin dall’inizio, e li aveva gettati nelle tenebre più nere, ma il Re dei Re li ritenne preziosi, e ti mandò in quest’isola per riscattarci dalla cattività del Diavolo, e ci desti al Re dei Re come un dono più prezioso di qualsiasi dono regale (ora cosa c’è di più scelto, o cosa c’è di più glorioso di tutte le anime che hai liberato dalla mano del Diavolo?), e ci hai portati nel palazzo del Re dei Re.
E ti supplico, o mio signore e mio santo padre, che forse tu possa concedermi il tuo perdono, poiché ecco, sono stato così audace da tentare un’opera che è al di sopra della mia capacità, cioè, dire parole in tuo onore.
E penso, o miei amati, che in ogni caso devo ora moderare il mio discorso, altrimenti la lunghezza del discorso vi farà dimenticare ciò che avete ascoltato all’inizio; poiché in ogni cosa ci dovrebbe essere moderazione.
E infine, presentiamoci davanti al santo Arcangelo Michele, e supplichiamolo di pregare per noi il Buon Dio affinché ci perdoni i nostri peccati, poiché egli è potente presso nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo del Quale sia ogni gloria e onore, e ogni adorazione, che sono degni del Padre con Lui, e dello Spirito Santo, vivificante e consustanziale con Lui, ora, e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli. Amen.