L’ENCOMIO PRONUNCIATO DA ABBA TEODOSIO, ARCIVESCOVO DI ALESSANDRIA
NEL NOME DI DIO.
L’Encomio che fu pronunciato da colui che è potente in ogni benedizione, l’uomo santissimo e benedetto, l’uomo colmo dello Spirito Santo e perfetto in ogni virtù, Abba Teodosio, figlio dei Padri Apostolici e amico degli angeli, l’Arcivescovo della città di Alessandria, nel giorno della festa del santo Arcangelo Michele, cioè il dodicesimo giorno del beato mese di Athor. In esso parlò di molte cose riguardo alle elemosine e alle opere di carità, che i beati Doroteo e sua moglie Teopista erano soliti fare a Dio nel nome del santo Arcangelo Michele ogni mese, nel giorno della sua festa, e di come il santo Arcangelo li servì e portò le loro buone opere alla presenza di Dio, e come esaudì tutte le loro suppliche con gioia, perché Dio lo ama. E Teodosio parlò, inoltre, dei Santi menzionati nelle Scritture, che il santo Arcangelo Michele aiutò e liberò tutti dalla loro tribolazione e afflizione. Nella pace di Dio. Amen.
Trovo la fonte del mio discorso in Colui che mi conforta e mi rafforza in ogni cosa, che conosce tutta la terra, che scruta le reni, che apre la porta della parola a ogni uomo e che indaga le cose con diligenza. Chi è costui? È la Parola di Dio, il cui Corpo spezzo nelle mie mani e il cui glorioso Sangue verso nel calice e do a coloro che credono in Lui. È il mio Signore e Dio, Gesù Cristo, il Salvatore di tutti, che parla con la Sua bocca veritiera, che si prende cura di tutta l’umanità ed è colmo di misericordia e grazia verso l’immagine di Dio.
Chi è costui? È Michele, il santo Arcangelo, il comandante delle schiere celesti.
Ora, vi supplico, o miei amati e cari figli della Parola, di assistermi in questa grande impresa, affinché, essendomi avventurato in questo mare grande e sconfinato, io non sia incapace di portare a riva la mia piccola barca. Poiché tutti voi conoscete la mia povertà, e sapete che non ho mercanzia con cui caricare una grande nave, che possa navigare attraverso il mare ed essere abbastanza forte da resistere ai colpi dei venti. Inoltre, il marinaio è debole e la mia barca è piccola, e temo che se mi avventurassi in mare da questo porto in cui non c’è pericolo per andare in un altro, i venti solleverebbero onde e tempeste contro di me; e non so come governare una nave neppure per salvare la mia stessa vita e portarmi a riva.
Dice forse qualcuno: “Quest’uomo ha trovato favore presso Dio ed è stato liberato?”. Poiché l’anima dell’uomo è per Lui più preziosa del mondo intero pieno d’oro e d’argento, e perciò temo di gettare via la mia stessa anima. So bene che la mia barca è fragile, e che la mia mercanzia è senza valore, e che non ho conoscenza dell’arte del marinaio, e temo di spingermi al largo, per timore che, una volta uscito in mare, non possa mai più tornare in pace. E sebbene potessi sopportare i pericoli del mare e le sue tempeste, non potrei sopportare lo scherno di coloro che si farebbero beffe di me, dicendo: “O stolto, chi ti ha indotto a intraprendere ciò che era al di sopra della tua forza? Sapevi benissimo che eri debole e che non avevi nulla in tuo potere con cui fare ciò che è al di là della tua forza. E inoltre, i mercanti sono molti, perché allora non hai venduto le tue poche merci a loro e non hai lasciato che commerciassero con esse? Così ne avresti tratto profitto, e così avresti salvato te stesso, e la tua mercanzia interamente, e la tua barca, e ciò che ti appartiene, poiché non avevi conoscenza dell’arte del marinaio”.
E ora, fratelli miei, vi mostrerò di che genere è la mia barca e chi è il marinaio. La mia barca è la mia carne peccatrice, che non sono in grado di governare rettamente, e il marinaio è il mio stesso cuore, nel quale non c’è né comprensione né conoscenza della marineria celeste. Ora, la marineria celeste sono le Sacre Scritture che non comprendo, e per questa ragione potreste veramente dirmi oggi che sto tentando di fare ciò che è al di là della mia forza, specialmente perché mi costringete a parlare della gloria di uno che non è della terra come noi, ma del cielo, e delle questionFenomeni che riguardano il suo Dio.
Non è un essere di carne, ma è incorporeo ed è una creatura di luce. Non è un essere fatto di argilla, ma è dello Spirito Santo. Non è uno dei servi della terra, ma è un ministro, una fiamma di fuoco. Non è un governatore di questa terra, ma un arcangelo delle schiere celesti. Non è un generale di questa terra che il suo re può congedare quando vuole, ma è un comandante delle forze del cielo e, insieme al suo Re, dura in eterno. Non pronuncia mai la parola per la distruzione delle anime, ma è in ogni tempo un ambasciatore davanti a Dio nostro Creatore per la salvezza delle nostre anime e dei nostri corpi. Non muove accuse contro nessuno, ma si prende cura di tutti. Non odia l’umanità, ma ama ogni immagine di Dio. Non è nostro avversario, ma è in pace con ogni uomo. Non è spietato, ma un essere compassionevole in cui dimora la longanimità di Dio. Chiunque chiede da lui riceve; chiunque cerca trova; e a chiunque bussa sarà aperto. E io stesso, avendo visto che il mio Dio dona, stenderò gioiosamente le mie mani a Lui oggi senza esitazione, e chiederò per poter ricevere abbondantemente, e busserò perché mi sia aperto.
Ma forse tu dirai, o uomo pieno di virtù e amante della comprensione: “Che cosa cerchi oggi dalla Sua mano, visto che hai già cominciato a parlare? Hai già pronunciato encomi nella stagione del nuovo anno e all’inizio di tutte le feste di Dio, e hai anche tenuto un discorso su colui del quale tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande, intendo il parente di Cristo, San Giovanni Battista, l’amico dello sposo santo. Inoltre, non sai, o padre mio, che la moderazione in ogni cosa è buona? Come sei moderato nel mangiare, nel bere e nel pregare, così dovresti essere moderato in tutte le cose, come dice Paolo, il più grande degli Apostoli: ‘La disciplina di Dio è un grande guadagno, e se puoi sopportarla sarai perfetto'”.
E io ti risponderò e ti dirò: “Amato, tu dici giustamente, e nel mostrare sollecitudine per me fai bene, ma tuttavia io guarderò e parlerò a Dio come fece Abramo, l’amico di Dio e il capo dei patriarchi, che divenne padre di una moltitudine di nazioni, dicendo: ‘Lasciami parlare, o Signore, con il mio Dio anche solo per questa volta’, anche se dovessi rendermi simile all’amico di Dio parlando per questa sola volta. E se osassi parlare anche fino a tre volte, Egli non si allontanerebbe da me, perché Egli è un solo Dio e un solo Signore, e a Lui appartiene la misericordia che dura in eterno. Con questo pure vi convincerò, che è Dio che ci ha comandato di chiedere per poter ricevere. E perché mi avete supplicato di venire in mezzo a voi in questa grande festa, che si è diffusa non solo su tutta la terra ma anche in cielo, e perché, se non desideravate che parlassi, voi, piccoli e grandi, uomini e donne, mi avete gridato, dicendo: ‘Ti supplichiamo di non tacere riguardo a questa grande visita, ma mostraci la grande festa e la gloria di colui che celebriamo in essa, che è un ambasciatore presso Dio per tutti noi'”.
Chi sono i nobili del palazzo se non Cristo e il capitano di tutte le Sue schiere, il santo Michele? Inoltre, seguiamoli anche noi, l’un l’altro in ordine appropriato, o miei amati, poiché l’umiltà esalta e guida rettamente; venite ora, dunque, e seguitemi, poiché i nobili del palazzo sono già entrati alla festa del santo Arcangelo Michele e si sono seduti a mensa.
Chi sono questi nobili che si sono seduti a mensa con l’Arcangelo Michele? Ascoltatemi, e ve li mostrerò. Sono Adamo, Set, Enoc, Matusalemme, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Aronne, Giosuè, Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Salomone, Ezechiele, Isaia, Geremia, Anania, Azaria, Misaele, Elia, Eliseo, e il resto dei profeti, Zaccaria il sacerdote, Giovanni Battista, e i Dodici Apostoli, il santo Stefano, il vecchio Simeone il santo sacerdote, l’esercito dei santi e l’esercito dei giusti. Ma quale profitto ho a parlare solo di esseri terreni? Poiché in quel luogo è il Dio della gloria con tutta l’armata del cielo, Angeli, Arcangeli, Cherubini, Serafini, Troni, Divinità e Potestà, e tutti attribuiscono gloria a Dio e a Michele, il grande e santo Arcangelo, che Egli ha posto come governatore su tutti loro.
E ora desidero tornare alla sala del banchetto del santo e potente Arcangelo Michele per chiedere ai grandi di questa terra in che modo celebrano con noi questa grande e santa festa oggi, e se la celebrano con gioia, affinché io possa “rallegrarmi con coloro che si rallegrano”, secondo le parole dell’Apostolo. In breve, comincerò dal padre di tutta l’umanità che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza, e chiederò al mio signore e padre Adamo, poiché è lui che ho visto essere il capo della festa. E sebbene io sia atterrito e spaventato perché vedo l’intera compagnia di coloro che si rallegrano con lui alla festa oggi, e gli rendono onore, tuttavia gli chiederò, e mi mescolerò in mezzo a loro. E sebbene io sia un peccatore, lo saluterò nella gioia del mio cuore, dicendo: “Ave, mio signore, santo padre! Ave, padre di ogni paternità! Ave, padre di tutta la nostra razza umana, sia di coloro che hanno vissuto sia di coloro che devono ancora venire all’esistenza!”. E quando gli avrò rivolto questo triplice saluto, egli per forza mi chiamerà come un padre chiama suo figlio, dicendo: “Vieni, o figlio mio, e celebra con noi questa grande festa che celebriamo oggi”; così troverò libertà di parola davanti a quell’essere il cui nome non viene mai proclamato al suo Re prima del suo ingresso a Lui, ma entra alla Sua presenza senza avvocato o mediatore che annunci il suo nome.
Questo essere non è il governatore di una sola schiera, ma è sopra tutte le schiere del cielo e sopra ogni cosa secondo il comando di Dio; non sta alla sinistra ma alla destra di Dio, e intercede presso di Lui in ogni tempo a favore della stirpe degli uomini. Chi è dunque costui che è rivestito di così grande onore e gloria? Ascoltate, è Michele, il potente Arcangelo delle schiere celesti.
Chi è costui la cui festa tutte le schiere di esseri celebrano? È Michele, il governatore del regno dei cieli.
Chi è questo essere a cui il Re ha dato uno scettro così potente, che è colmo di maestosa gloria, che è vestito di ricchi paramenti e che è cinto da una cintura d’oro tempestata di pietre preziose, di cui non esiste l’eguale? È Michele, il potente ed eccelso Arcangelo.
Chi è costui nel quale gli angeli e le armate dei cieli sperano, e la cui festa celebrano con lui in questo giorno? È Michele, che Dio ha costituito governatore su tutto il Suo regno.
Chi è costui che dà i suoi comandi a tutte le armate del cielo, ed esse gli obbediscono? È Michele Arcangelo, che fu obbediente al comando di Dio e che scacciò da Lui il malvagio calunniatore e ribelle.
Chi è costui, per amore del quale tutti gli artigiani del mondo cessano le loro fatiche e la cui festa celebrano in questo giorno? È Michele Arcangelo, che ha ordinato gli abitanti del cielo e redento i popoli della terra, e che, a motivo del suo grande amore per noi, fa menzione di noi davanti a Dio nostro Creatore.
Gli abitanti del cielo celebrano la sua festa oggi senza opposizione, ed è anche compito dei popoli della terra fare altrettanto oggi, e rallegrarsi e celebrare la festa con il santo Arcangelo Michele.
Michele non è un uomo, e nessun essere che vive sulla terra lo ha visto nella sua gloria, come è scritto in un altro luogo: “Egli è uno Spirito e non carne”. Michele è incorporeo, e nessun essere corporeo che mangia può vederlo, o sopportare la sua gloria.
E io risponderò e vi dirò, e vi convincerò e vi proverò che gli abitanti del cielo non peccheranno mai più; e in mezzo a loro non ci sarà mai più inimicizia, né invidia, né odio, né calunnia, né adulterio, né omicidio, né furto, né alcuna impurità; ma sono santi, e riposeranno nella santità. Ora queste cose non esisteranno mai tra i santi in questo mondo ed essi celebreranno una festa senza fine con Cristo Re per sempre, perché hanno scacciato dal loro mezzo Satana, il calunniatore e nemico del Creatore e l’avversario di ogni verità. Per questa ragione essi celebrano oggi la festa del santo Arcangelo Michele, il governatore delle schiere celesti, che ha preparato per noi questa mensa, di cui siamo indegni; vale a dire, la mensa di questa festa che è imbandita per noi in cielo e sulla terra secondo il comando del nostro Salvatore Gesù Cristo, il cui comando è il comando del Padre Suo — poiché Padre e Figlio e Spirito Santo sono un solo Dio e un solo Regno consustanziale e indivisibile, imperscrutabile e senza origine che possa essere scoperta — che è la Causa di tutte le cose; e sotto il Suo solo dominio sono gli abitanti del cielo e della terra.
E ora, miei amati, avendovi fatto conoscere la grandezza di questa festa che è imbandita per noi oggi, è opportuno che noi stessi celebriamo la festa di colui la cui festa gli angeli di Dio celebrano oggi, e dobbiamo abbellirci, sia nel nostro uomo esteriore che in quello interiore, per poter entrare in questa gloriosa festa oggi, e mangiare di tutte le buone cose che Dio ha preparato per noi. Ma forse direte: “Ecco, questa è una festa regale, ed è giusto che non ci sediamo finché i nobili del palazzo non siano stati prima invitati”.
Allora chiederò ad Adamo, dicendo: “Non sei tu colui che Dio creò con le Sue stesse mani, a Sua immagine e somiglianza, e riempì di gloria e chiamò col tuo nome ‘Adamo’? Supplico ora la tua bontà e maestà e ti prego di dirmi se non ti rallegri anche tu alla festa del santo Arcangelo Michele”. Ascoltate ora, perché Adamo parla: “Sì, io sono Adamo, e spetta a me invitare tutti gli uomini a questa festa oggi. Ma io mi rallegro più di tutti loro, perché quando avevo irritato Dio, ed Egli mi aveva fatto uscire dal Paradiso, perché avevo trasgredito il Suo comando a causa della mia compagna Eva che mi fece mangiare del frutto dell’albero, riguardo al quale mi aveva comandato di non mangiare, fu Michele che pregò Dio per me finché Egli non mi perdonò il mio peccato: per questa ragione mi rallegro alla sua festa oggi”.
“O Abele, nobile figlio minore, dimmi se ti rallegri oggi alla festa del santo e potente Arcangelo Michele?”.
Abel dice: “Mi rallegro e celebro la festa oggi, poiché fu colui la cui festa celebrano oggi che portò il mio sacrificio e la mia offerta a Dio, il quale non gradì il sacrificio di mio fratello, perché non lo portò con cuore retto; per questa ragione mi rallegro oggi”.
“E tu, o Set, ti vedo rallegrarti nel giorno del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “In verità mi rallegro e sono lieto oggi, poiché quando Caino ebbe distrutto mio fratello Abele, Dio mi donò ai miei genitori al suo posto; e quando mia madre non trovò latte con cui allattarmi — poiché il suo latte si era prosciugato a causa del suo dolore per mio fratello Abele — il santo Arcangelo Michele mi nutrì con cibo spirituale dal cielo, e perciò mi rallegro oggi”.
“O Enoc, uomo giusto, che Dio rimosse da questo mondo, ti vedo rallegrarti oggi?”.
Egli dice: “In verità mi rallegro e sono lieto oggi, perché l’intera stirpe umana è nata dal mio seme, e perché Michele non ha mai cessato di supplicare Dio di mostrare misericordia ai peccatori e di farli vivere per sempre, e mi rallegro alla sua festa perché prega per i miei figli”.
“O Matusalemme, vecchio i cui giorni furono allungati, le cui vesti bianche e pure vedo in mezzo alla festa, perché ti rallegri oggi?”.
Egli dice: “Come potrei non rallegrarmi? Io sono l’ottavo da Adamo, e sono l’uomo le cui preghiere furono prese dal santo Arcangelo Michele e portate in cielo, e infine Dio mi benedisse con una lunga vita che superò quella di mio padre Adamo di trentotto anni”.
“O Noè, uomo giusto, ti dico: ‘Hai… ma vedo che hai grande gioia oggi?'”.
Egli dice: “Come potrei non rallegrarmi ed essere lieto? Poiché quando Dio si adirò con il mondo e volle distruggerlo, mi mise nell’arca con mia moglie, i miei figli e creature di ogni specie che si muove sulla terra, e aprì le cataratte del cielo e versò pioggia su di noi per quaranta giorni e quaranta notti, e non vedemmo né sole, né luna, né stelle; ma Michele ci guidò e ci diresse, e non cessò di pregare Dio finché le acque che erano cresciute non si ritirarono, e la terra asciutta apparve, e io e coloro che erano con me fummo salvati”.
“O Abramo, padre dei patriarchi, non ti rallegri oggi nella festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Sì, mi rallegro in modo speciale, perché fui il primo uomo presso cui Michele e suo fratello l’angelo Gabriele dimorarono, ed egli supplicò Dio per me affinché fossi degno di mio figlio Isacco, e mangiai con loro sotto l’albero di Mamre”.
“O Isacco, santo voto e sacrificio gradito al Dio vivente, cosa fai in questo luogo oggi? Ti consoli con grande consolazione nella festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “In verità sono confortato, poiché ero l’unico figlio dei miei genitori, e mia madre era sterile e non generò altro figlio oltre a me. In seguito mio padre mi legò mani e piedi, e mi depose su delle pietre su una montagna deserta, e con i miei occhi vidi il coltello nelle mani di mio padre che voleva uccidermi; ma Michele si alzò e tolse il coltello dalla mano di mio padre, e gli diede un ariete al mio posto, e il sacrificio fu completato”.
“O Giacobbe, principe dei patriarchi, che prevalesti con Dio e fosti un gigante tra gli uomini, non ti rallegri oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Sì, mi rallegro oggi, perché quando mio fratello Esaù mi scacciò, fuggii in Mesopotamia, da Labano, fratello di mia madre, e Michele venne da me e stabilì il mio salario dalle pecore, e benedisse me, e i miei figli, e le mie mogli, e fece sì che tutto Israele fosse benedetto per amor mio”.
“O Giuseppe, uomo giusto, di cui i fratelli furono gelosi, cosa fai in questo luogo oggi? Ti rallegri alla festa dell’Arcangelo Michele?”.
E subito Giuseppe, l’uomo giusto, risponde all’istante, dicendo: “In verità, mi si addice rallegrarmi oggi, perché quando i miei fratelli furono gelosi di me, e mi cacciarono in una terra straniera, e divenni un misero straniero senza nessuno che mi confortasse, e con una moltitudine di mali intorno a me, l’Arcangelo Michele venne da me, e mi confortò in tutti essi, e infine pregò Dio ed Egli mi fece governatore dell’Egitto”.
“O Mosè, e Aronne, e Giosuè figlio di Nun, qual è la vostra parte in questa festa oggi?”.
Questi santi rispondono, dicendo: “La gioia è la nostra parte, poiché Michele fu il nostro condottiero e la guida del nostro popolo finché non avemmo sconfitto i nostri nemici, e preparò la via per noi verso la terra promessa; per questo motivo ci rallegriamo oggi”.
“Io sono Gedeone, e mi rallegro in modo speciale, perché fu Michele che venne da me e mi riempì di forza, e uscii e combattei contro Madian, e liberai il mio popolo”.
“O Manoa, e Anna tua moglie, qual è la vostra opera in questa festa oggi?”.
Questi Giudici rispondono e dicono: “In verità, la nostra gioia è grande, perché eravamo sterili fin dalla nostra giovinezza, e non avevamo figli. Ma ci alzammo, e pregammo, e offrimmo un sacrificio a Dio, e il santo Arcangelo Michele guardò la nostra debolezza, e portò le nostre preghiere e il nostro sacrificio a Dio, e fece menzione di noi davanti a Lui, ed Egli ci benedisse con il prode Sansone, perciò noi e nostro figlio ci rallegriamo oggi”.
“O Davide, re giusto, padre di Cristo secondo la carne, ecco ti vedo oggi rallegrarti e suonare la tua lira a dieci corde alla festa alla quale il santo Arcangelo ci ha invitato oggi”.
David dice: “In verità oggi mi rallegro e sono lieto. I canti e la musica per ciascuna delle feste di tutti i santi sono scritti nel mio cuore, ma quello adatto a questa festa del santo Arcangelo Michele che canto è: ‘L’angelo del Signore si accampa intorno a coloro che lo temono e li libera’”.
“O Salomone, uomo saggio, non ti rallegri in questa festa dell’Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Mi rallegro in modo speciale, perché fu l’Arcangelo Michele che fu con me fin dalla mia giovinezza, e che fece esistere la pace ai miei giorni, e supplicò Dio, il Quale mi comandò di costruirGli una casa”.
“O Ezechia, re giusto, non ti rallegri oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Come potrei non rallegrarmi? Poiché quando i malvagi Assiri afflissero me e il mio popolo, fu il santo Arcangelo Michele che distrusse centottantacinquemila dei loro uomini in una notte, e liberò me e il mio popolo”.
“O Isaia, potente profeta, qual è la tua gioia oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Questa è la causa della mia gioia: in tutte le sofferenze che Manasse e i suoi amici mi inflissero, il santo Arcangelo Michele mi fu accanto, e mi rafforzò, e mi confortò finché non mi segarono in due con una sega da legno”.
“O santo padre Geremia, tu potente lampada che dai luce, ti vedo rallegrarti oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Mi rallegro immensamente, perché quando tutti i re di Giuda compirono cose malvagie contro di me, e mi afflissero nella prigione, Michele mi fu accanto, e mi aiutò, e mi rafforzò”.
“O Ezechiele, potente profeta, vieni e mostraci qual è la tua gioia oggi alla festa del santo Arcangelo Michele”.
Egli dice: “Mi rallegro e sono lieto, perché fu Michele che mi portò un papiro su cui era scritto, e lo ingoiai, e mi riempì di profezia”.
“O Daniele profeta, uomo dei desideri, non ti rallegri oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Egli dice: “Quale gioia è pari alla mia? Poiché quando mi gettarono nella fossa dei leoni, e la sigillarono con un sigillo, l’Arcangelo Michele venne da me, non una né due volte, e chiuse le bocche dei leoni, e non si avvicinarono affatto a me. E quando ebbi fame, Abacuc venne da me, e mi portò del buon cibo, e mi diede da bere”.
“O voi dodici Apostoli, perché vi rallegrate oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Essi dicono: “Ci rallegriamo davvero, poiché non eravamo forse in grande dolore quando gli ebrei senza legge crocifissero nostro Signore Gesù Cristo, e non eravamo forse nel dolore e nascosti per paura degli ebrei, finché Maria la Vergine e coloro che erano con lei non andarono al sepolcro il primo giorno della settimana, e ci mostrò di aver trovato che il santo Arcangelo Michele aveva rotolato via la pietra da esso, e vi era seduto sopra, annunciando la gloriosa notizia: ‘Il Signore è risorto’?”.
“O Zaccaria, e Giovanni tuo figlio, non celebrate anche voi la festa dell’Arcangelo Michele oggi?”.
Egli dice: “Mi rallegro, perché Michele Arcangelo ci ha suggellati, me per essere sacerdote, e Giovanni mio figlio, il figlio di Elisabetta, la parente di Maria madre di Dio secondo la carne, per essere il Battista; per questa ragione ci rallegriamo oggi”.
“O Stefano, arcidiacono e protomartire, non ti rallegri con us in questa grande festa?”.
Egli dice: “Sì, perché quando mi lapidavano vidi i cieli aperti, e l’Arcangelo Michele e tutti gli angeli guardavano nostro Signore Gesù Cristo alla destra del Buon Padre”.
“O voi tre fanciulli, Anania, Azaria e Misaele, non vi rallegrate oggi alla festa dell’Arcangelo Michele?”.
Essi dicono: “Come potremmo non rallegrarci? Poiché quando il re Nabucodonosor ci gettò nella fornace piena di fuoco, Dio comandò a Michele ed egli disperse le fiamme di fuoco, e rese la fornace simile a rugiada”.
“O voi schiera di martiri e santi, non vi rallegrate anche voi oggi alla festa del santo Arcangelo Michele?”.
Tutti i santi dicono: “In verità la nostra gioia è grande, poiché Michele Arcangelo ci ha rafforzati in ogni bisogno e dolore che abbiamo sofferto, e ci ha rafforzati per sopportare la tortura e compiere il nostro martirio e la nostra lotta, per i quali abbiamo ricevuto i grandi beni che abbiamo; per questa ragione ci rallegriamo oggi”.
“O voi tutte, armate del cielo, non vi rallegrate oggi?”.
Esse dicono: “In verità, ogni gioia è nostra”. Poiché, o miei amati, grande è l’onore di questa festa che è imbandita per noi non solo sulla terra, ma anche in cielo.
E ora, o miei saggi e amati, conserviamoci con ogni diligenza e custodiamo le nostre anime nella festa del santo Arcangelo Michele. Indossiamo abiti belli, adatti al banchetto nuziale, affinché, se vi entriamo vestiti con abiti strappati e sporchi e con i nostri corpi pieni di impurità, non ci caccino via con disonore davanti a coloro che sono vestiti con abiti gloriosi e che sposteranno le loro vesti dal nostro cammino per timore che vengano in qualche modo contaminate da noi. E dopo essere stati cacciati con grande disonore, questi stessi esseri si befferanno di noi, dicendo: “O uomini insensati e abominevoli, come mai non vi vergognate di fare questa cosa? Se non vi vergognate davanti agli uomini, come mai non vi vergognate davanti a Dio Re e davanti al Suo santo governatore Michele? Non sapete di chi è questa stanza e di chi è questa festa? Non sapete che è la festa del Re e del Suo capitano supremo che ha ottenuto ogni potere davanti al suo Dio Re, il Quale gli ha concesso tutti questi onori a motivo del suo vero valore? E mi meraviglio molto della vostra audacia nell’entrare in questo luogo interiore, poiché Dio vi ha già dato il comando: ‘Non entrate nella sala nuziale senza la veste nuziale addosso’, ma voi non avete obbedito. Non avete sentito cosa accadde all’uomo che osò andare alla festa con vesti impure simili alle vostre? È scritto che Lo fecero legare mani e piedi e lo gettarono nelle tenebre esteriori, dove c’è pianto e stridore di denti”.
E ora, o amati, lasciate che vi conduca nella sala esterna, e sedetevi per un po’, così che quando Dio Re sarà entrato con Michele, Suo capitano supremo, Michele possa supplicarlo di mostrare misericordia a voi, e agli altri supplici, e a coloro che siedono alla porta; poiché l’Arcangelo la cui festa celebrate oggi è compassionevole e non vi abbandonerà. E rafforzate i vostri cuori e le vostre anime, e io lo supplicherò di non vendicarsi di voi durante questa festa, per non portarvi sofferenza qui. In breve, dunque, vi ho mostrato e voi sapete, o amati, che le obiezioni che vi ho presentato, e specialmente le cose che sono state dette da noi stessi, sono fatte da uomini simili a noi, e non da Dio.
Ma forse qualcuno mi dirà: “Cosa sono le vesti impure, o cosa sono le vesti belle? Cos’è l’abbellimento del corpo? C’è forse ipocrisia presso Dio, o ama Egli il ricco più del povero? Non posso di mia volontà diventare povero, o se lo desidero non posso diventare ricco, e se un uomo lo desidera non può diventare di nessun conto?”. Dio non voglia che sia così. Dio non è ipocrita, né ama il ricco più del povero; Dio non voglia!
Ma vi mostrerò qual è la bella veste che dovete indossare se desiderate andare alla festa di Michele. “Ungiti il capo d’olio e lavati il viso”, la cui interpretazione è che devi scacciare da te ogni azione malvagia e celebrare la festa con il santo Arcangelo Michele. E quando ti invitano alla festa di Michele Arcangelo, purifica il tuo cuore da ogni cosa malvagia, e togli da te ogni pensiero impuro, e indossa la tua veste migliore, e vai alla chiesa di Dio che è questa casa di preghiera. Scaccia da te ogni fornicazione, e ira, e impurità, e rivestiti di innocenza, e pace, e verità, ed entra nelle Sue corti con gioia, e rallegrati con l’Arcangelo Michele. E quando ti invitano alla sala nuziale del vero Re e del Suo capitano supremo, che le tue elemosine e le tue carità ti aprano la porta, e qualsiasi cosa tu Gli darai, in verità la troverai sulla tavola davanti a te. Se vuoi glorificare l’Arcangelo Michele, il capitano supremo del vero Re, manda via le vedove e gli orfani con i volti luminosi e pieni di gioia, e con i loro corpi vestiti secondo la misura del tuo potere; ti dico che il tuo sacrificio sarà accettato davanti a Dio e davanti al Suo santo Arcangelo Michele, e tu stesso sarai gratificato. Ricevi lo straniero nella sua santa festa, e mostragli misericordia, e l’Arcangelo Michele avrà misericordia di te, e ti riceverà gioiosamente, e ti porterà nella corte del Re con gioia, e il tuo volto sarà luminoso. Se un uomo ti chiede qualcosa nel giorno dell’Arcangelo Michele, non tardare a dargliela. Poiché ti dico, o amato, che qualsiasi cosa un uomo dia, Michele la prende dalla sua mano e la porta a Dio; te la restituirà al doppio sulla terra, e Dio ti mostrerà misericordia nel Suo regno, poiché “la carità rende l’uomo lodevole nel giudizio”. Ancora è scritto: “Siate misericordiosi, affinché gli uomini siano misericordiosi con voi”. E se celebrerai la festa dell’Arcangelo Michele ogni mese — ora il dodicesimo giorno è il giorno della sua commemorazione — e ti ricorderai di doni per lui con gioia secondo il tuo potere, l’Arcangelo stesso pregherà Dio per te in ogni tempo, affinché Egli ti benedica concedendo tutte le tue suppliche secondo la misura del tuo ricordo di Lui.
Ma forse, o amato, mi diresti: “Se do elemosine o doni, li do a te nel nome di Dio; Michele non è Dio perché gli si offrano sacrifici”. A questo rispondo: “In verità hai parlato bene, o uomo retto nella fede di Dio; ma ascolta e ti mostrerò. Non c’è forse posto a capo del paese un governatore nelle cui mani sono tutte le compagnie di soldati e tutto l’esercito, nel quale trovi un uomo di rango superiore a un altro, ma non è forse il governatore superiore a tutti loro? Ora, sebbene il governatore possa stabilire un’amicizia tra sé e uno dell’esercito, e possa conferirgli grandi onori, non agisce così con tutta la compagnia in cui serve il suo amico, ma agisce così perché sa che la compagnia in cui il suo amico è di stanza è numerosa. E questo amico è in ogni tempo vicino al governatore, il quale è in grado di liberarlo da tutte le molte prove di questo mondo pieno di affanni e afflizioni, e trova libertà di parola davanti a lui alla maniera di un nobile, e così il resto della compagnia trova favore agli occhi del governatore per causa sua. E allo stesso modo, chiunque faccia elemosina o faccia un dono nel nome dell’Arcangelo Michele, egli riceve il suo dono e lo porta a Dio.
Se tu porti un’offerta a Dio nel nome del Suo santo Arcangelo Michele, o qualsiasi elemosina o carità, che sia grande o che sia piccola, nella festa di Michele — non essere titubante tra due opinioni in materia, affinché tu stesso non renda vana la tua fatica, ma credi pienamente e fermamente senza alcun inciampo — l’Arcangelo Michele la riceverà e la porterà davanti a Dio, e il suo profumo sarà come l’odore dell’incenso, e si prenderà cura che grandi beni siano preparati per loro, e li prenderà dalla mano di Dio per liberarli dalla punizione eterna. E ora vorreste sapere quali cose Dio darà in cambio a coloro che portano sacrifici, carità ed elemosine per darle a Lui nel nome del santo Arcangelo Michele? Dovete sapere anche che Egli li servirà in questo mondo, e che quando saranno rimossi da questa vita Egli li accoglierà presso di Sé nelle dimore del Suo regno.
Ascoltate allora, e vi parlerò di questa potente forza, affinché possiate glorificare il Dio del santo Arcangelo Michele.
C’era un uomo giusto e timorato di Dio nella città di Senahor, il cui nome era Doroteo, e amava fare elemosine e opere di carità, e quest’uomo aveva come sua compagna una donna chiamata Teopista, che era pia e perfetta nella misericordia e nella carità quanto suo marito; e queste persone avevano fatto grandi doni nel nome del Dio del santo Arcangelo Michele sin da quando si erano uniti per la prima volta. Ed erano entrambi giovani, e i genitori di entrambi avevano lasciato loro una buona eredità, ed erano molto ricchi, e avevano molti possedimenti, e molte ricchezze, e pecore, e buoi, e bestiame, e altri beni di questo mondo. E queste due persone avevano un grande amore per Dio, e per il Suo santo Arcangelo Michele, e quando il dodicesimo giorno del mese si avvicinava, erano soliti prepararsi con cura e allestire offerte fin dal mattino dell’undicesimo giorno del mese; e mandavano con grande zelo e senza risparmio doni e vino alla chiesa del santo Arcangelo Michele. Dopo di che, erano soliti uccidere pecore e dedicarsi alla preparazione del cibo e dei doni necessari per le esigenze del popolo. E dopo aver ricevuto i Misteri vivificanti il dodicesimo giorno del mese, radunavano tutti per partecipare al cibo: i ciechi, i sordi, i bisognosi, gli orfani, le vedove e gli stranieri. E si alzavano e li servivano con grande godimento dell’anima, e gioia dello spirito, e letizia del cuore, finché non si erano saziati; poi portavano loro vino scelto e ne versavano finché non avevano bevuto a sazietà, e ungevano le loro teste con olio fino, dicendo: “Andate in pace, o amati fratelli; siamo stati ritenuti degni di grande onore oggi, poiché i vostri santi piedi sono entrati nella casa dei vostri servi”.
E così Doroteo e Teopista continuarono a fare il dodicesimo giorno di ogni mese, e alla fine la fama della loro bontà giunse in ogni luogo di tutta la terra d’Egitto, e moltitudini di persone li onoravano a motivo della gloria delle loro buone opere, e glorificavano Dio che li aveva creati, e lodavano e benedicevano i loro genitori che li avevano generati, e tutti gli uomini attribuivano loro onore a motivo delle nobili azioni che manifestavano nel nome del Dio di Michele. Ed essi fuggivano la vanagloria, poiché la loro speranza era forte in Dio e nell’Arcangelo Michele.
E avvenne che, dopo che ebbero continuato a fare così per lungo tempo, Dio comandò ai cieli di non versare pioggia sulla terra per tre anni, a causa dei peccati dei figli degli uomini, e tutta la terra d’Egitto e tutti coloro che vi si trovavano furono turbati a causa delle loro sofferenze per la sete e per la distruzione del cibo. E inoltre, le acque del Ghion (Nilo) non salirono, e nessuna pioggia cadde sulla terra per lo spazio di tre anni interi. Ora, questo sant’uomo Doroteo e sua moglie non cessarono di agire secondo la loro consuetudine ogni mese, e pregarono Dio e il Suo Arcangelo Michele, dicendo: “O Dio di Michele, non toglierci i Tuoi doni e le Tue carità, poiché noi siamo Tuoi servi”. E mentre continuavano a fare queste cose, la sfortuna si abbatté su di loro, e moltitudini del loro bestiame perirono.
Ora, quando due anni della carestia furono terminati e il terzo si avvicinava, tutto ciò che avevano era finito, e alla fine, delle pochissime bestie che erano loro rimaste, morirono tutte tranne una pecora. Allora l’uomo pio disse alla sua beata moglie: “O sorella mia, tu sai che oggi è l’undicesimo giorno di Paopi, e che domani è la festa del santo Arcangelo Michele. Prendiamoci cura del dono che siamo soliti fare all’economo, e uccidiamo quest’unica pecora per prepararla per la festa del santo Arcangelo Michele. Se moriamo, apparteniamo a Dio, e se viviamo, siamo anche Suoi; benedetto sia il nome di Dio per sempre”. Sua moglie gli disse: “Come è vero che Dio vive, o fratello mio, questa preoccupazione è stata nella mia mente da ieri, ma non ho trovato occasione di chiedertene, perché so cosa ti è accaduto; ma mi rallegro grandemente che tu non abbia dimenticato il dono per Dio, e fa’, o fratello mio, proprio come hai detto”.
E quando venne il mattino del dodicesimo giorno di Paopi, si alzarono presto all’alba e compirono tutto il loro servizio, e non omisero nulla di ciò che erano soliti fare al tempo della loro ricchezza; e non era rimasto loro nulla se non un po’ d’olio e un po’ di vino, e inoltre non avevano affatto abiti tranne quelli con cui erano soliti ricevere l’Eucaristia. Tuttavia, in questo tempo benedissero Dio e il santo Arcangelo Michele, e Lo innegiavano e lodavano giorno e notte con fiumi di lacrime, dicendo: “O Dio Gesù Cristo, aiutaci. O tu Arcangelo Michele, prega Dio per noi affinché Egli ci apra la mano della Sua misericordia e benedizione, affinché la speranza della tua offerta e del tuo dono che portiamo a Dio nel tuo santo nome, o Arcangelo Michele, non perisca dalle nostre mani. Tu conosci i nostri cuori e il nostro amore verso di te. Non abbiamo altro aiuto oltre a te, poiché tu sei stato il nostro aiuto fin dalla nostra giovinezza, e sei stato un ambasciatore per noi davanti a Dio nostro Salvatore.
E ora ti supplichiamo, o benevolo custode, santo Arcangelo, se è giusto che dopo tutti i giuramenti che abbiamo fatto con God e con te, questa grande afflizione ci colpisca alla fine della nostra vita e dobbiamo cessare dal tuo dono e dall’elemosina a te, che la tua bontà ci prevenga e che tu supplichi Dio di mostrarci grande misericordia, e di rimuoverci da questa vana vita come tutti i nostri padri — poiché ecco, o nostro aiuto, tu vedi quali cose ci sono accadute per i nostri peccati, e è bene per noi morire, poiché la morte di ogni uomo è migliore della vita senza buoni frutti — affinché se questa afflizione continua con noi non dimentichiamo il tuo dono e la tua carità che abbiamo offerto a Dio e a te, perché la povertà produce moltitudini di mali, che portano alla morte e fanno sì che gli uomini diventino operatori di ciò che è sbagliato. E ora, o Arcangelo Michele, abbiamo mostrato la nostra debolezza davanti a te, non dimenticarci a causa dei nostri peccati ma agisci con noi come è scritto: ‘L’angelo di Dio si accampa intorno a ognuno che Lo teme, e li libera’”.
E queste e simili parole dissero l’uomo giusto e sua moglie dal dodicesimo giorno di Paopi, e continuarono a supplicare il Dio di Michele fino all’ora nona dell’undicesimo giorno del mese di Athor, il cui domani, cioè il dodicesimo giorno, era il grande giorno della festa del santo Arcangelo Michele, proprio come noi siamo riuniti l’uno con l’altro per celebrare la sua festa oggi.
Ora, quando giunse il tempo per la consueta preparazione mensile del santo sacrificio, cioè la sera dell’undicesimo giorno, che è la notte prima del dodicesimo giorno, l’uomo veramente credente Doroteo cominciò a dire alla sua pia moglie: “O sorella mia, che puoi fare stando seduta? Non sai che domani è la festa? Non dimenticare il buon dono, e non lasciare che la gloriosa commemorazione dell’Arcangelo Michele, che è gradita al tuo cuore, ti sia di peso, o sorella mia, affinché tu non sia privata della speranza in Dio, poiché è Lui che ci mostra grazia in ogni cosa”. E quella beata donna disse: “Bene concordi con me, e bene mi hai presentato la delizia, e la gioia, e la ricchezza della nostra anima, che è la gloriosa commemorazione del santo Arcangelo Michele. In verità, o fratello mio, dall’alba di questo giorno fino ad ora, né fiumi di lacrime hanno cessato di sgorgare dai miei occhi, né fuoco di ardere dentro di me, a motivo della festa del nostro aiuto il santo Arcangelo Michele. E ora, o fratello mio, vediamo cosa puoi fare affinché il nostro dono non venga a mancare, e non frodiamo l’essere a cui siamo stati abituati a farlo. Abbiamo sentito, inoltre, come il grande Apostolo Paolo disse: ‘Chiunque ha iniziato a compiere un’opera buona, la porti a compimento fino al giorno della manifestazione del nostro Dio Gesù Cristo’; ecco, abbiamo iniziato a compiere un’opera buona, e preoccupiamoci di completarla”.
Doroteo le dice: “Cosa ci è rimasto, sorella mia? Forse può bastare per il nostro bisogno”. Teopista dice: “Abbiamo un recipiente pieno di pane che è adatto per essere messo davanti ai fratelli, e un po’ d’olio sufficiente per il cibo e per l’unzione delle teste dei fratelli, ma non abbiamo né grano né farina”. Doroteo dice: “In verità, sorella mia, abbiamo queste cose, anche se non abbiamo una pecora da uccidere: ma sia fatta la volontà di Dio. Dio non ci chiede nulla se non ciò che abbiamo la forza di dare, come è scritto: ‘Ti amerò, o Dio, mia forza’; è meglio dare poco che non dare nulla. E ora lasciami esprimere ciò che ho nel cuore. Ecco, a ciascuno di noi è rimasto ancora l’abito da festa. Prenderò prima i miei abiti, e con essi comprerò farina per la preparazione del nostro dono, che basterà per il dono per il popolo e per le offerte di farina, e quando verrà domani, prenderò i tuoi abiti e andrò a comprare con essi una pecora che uccideremo per questa festa di domani, che è il grande giorno della festa del santo Arcangelo Michele. Se troviamo una pecora ne mangeremo, e se non la troviamo glorificheremo Dio; e se moriamo è Dio che ci accoglierà presso di Sé perché non abbiamo cessato di fare la Sua offerta”. La donna prudente gli dice: “O fratello mio, non ci sono solo i tuoi vestiti e i miei, ma anche il mio velo. Darei la mia anima per fare un dono a Dio e per amore della carità”. Suo marito le dice: “Lo zelo che hai manifestato per queste cose è buono, ma tieni il tuo velo per coprirti il capo, secondo le parole del nostro maestro Paolo”.
E dopo queste cose Doroteo prese l’abito con cui era solito ricevere i Misteri, e lo vendette per del grano, e diede il grano all’economo; poi tornò a casa sua gioiosamente e disse: “Ecco, Dio ha provveduto per noi riguardo al dono”. E accadde che, quando fu il mattino del dodicesimo giorno di Athor, la pia donna cercò Doroteo e gli disse: “O fratello mio, alzati, prendi i miei abiti affinché tu possa vedere se non riesci a trovare una pecora da preparare per i fratelli che vengono da noi”. Ora Doroteo, volendo mettere alla prova il suo zelo, le disse: “O sorella mia, se prendo i tuoi abiti, cosa farai quando vorrai ricevere le benedizioni in questa grande festa di oggi? Io sono un uomo e posso andare in ogni luogo senza vergogna per me stesso, ma una donna non può scoprirsi, specialmente non in chiesa”.
E quando la pia donna udì queste cose, pianse amaramente e disse: “Guai a me, o mio amato fratello, che cosa mi hai detto oggi? Siamo separati oggi e siamo diventati due? Non sono io con te un solo corpo? Ho parte con te nell’offerta? Non prenderai da me la mia parte nella festa dell’Arcangelo Michele? No, fratello mio, non pensare così dentro di te che io debba essere scoperta, poiché coloro che sono in chiesa non sono né maschio né femmina in Cristo, ma sono come angeli, e arcangeli, e Cherubini e Serafini, con il Salvatore in mezzo a loro”. E dicendo queste cose pianse amaramente. Quando Doroteo vide l’eccessivo zelo del suo spirito, fu commosso per lei, e si rallegrò della forza della sua fede, e le disse: “Alzati, e abbi cura dell’offerta e dell’olio, che stiamo per mandare alla chiesa, e apparecchiamo la tavola e il poco pane sopra di essa, e prepariamo il poco grano che abbiamo. E io uscirò, e forse Dio ci darà una pecora con la quale potremo preparare cibo per i fratelli in questa grande festa oggi”.
Ed egli si alzò con grande zelo e buona fiducia verso Dio e il Suo santo Arcangelo Michele, e prese l’abito e si mise in cammino, pregando il Dio di Michele di rendere prospero il suo cammino. Ora, mentre camminava per la strada, incontrò un pastore e gli disse: “La pace sia su di te, mio amato”; e il pastore gli disse: “E anche su di te”. L’uomo pio disse al pastore: “Non posso trovare da voi una pecora oggi? Poiché un uomo importante ci ha visitato oggi”. Il pastore gli disse: “A che prezzo sarà?”. Doroteo rispose: “Un terzo di dinaro sarà sufficiente per me da dare”. E il pastore disse: “Dammi il suo prezzo, affinché io te la dia”. Allora l’uomo pio gli porse l’abito di sua moglie, dicendo: “Prendi questo in custodia per tre giorni, e se non ti porto il terzo di dinaro, prendi l’abito e avrai pieno potere su di esso”. Il pastore rispose e disse: “Cosa posso fare con questo abito? Non ho nessuno in casa mia che indossi abiti che non siano di lana”. E il pastore si allontanò dall’uomo pio che teneva l’abito in mano.
Allora Doroteo proseguì per la sua strada piangendo amaramente e meditava nel suo cuore: “Cosa farò, o cosa potrò dire a mia moglie?”. E mentre camminava lungo la sua strada piangendo, e con gli occhi pesanti per il pianto, guardò davanti a sé e vide il santo Arcangelo Michele che veniva cavalcando un cavallo bianco come un governatore reale, con angeli che marciavano al suo fianco in forma di soldati; e Doroteo ebbe grande paura e si ritirò dalla strada, lasciando il passo al governatore e ai suoi soldati. E quando il santo Arcangelo Michele lo ebbe raggiunto, tirò le redini e si fermò accanto a lui, e disse: “Salute, Doroteo, uomo buono e fedele, dove vai e da dove vieni, che porti così questo abito e cammini lungo la strada da solo?”. E Doroteo, stando a distanza da lui, rispose e disse: “La pace sia anche a te! O mio signore e padrone e governatore, la tua venuta a noi oggi è buona”.
Il governatore, che era Michele, gli disse: “Non è viva Teopista?”. E Doroteo, con il capo chino verso terra a causa della gloria del governatore, rispose: “Padrone, la tua serva vive”. Il governatore gli disse: “Cos’è questo nella tua mano?”. E Doroteo rispose vergognosamente: “L’abito di mia moglie”. Il governatore gli disse: “Cosa vorresti farne?”. Doroteo gli disse: “Un uomo potente ci ha visitato oggi, e non sono in grado di trovare per lui ciò che si addice al suo rango. A causa della stagione di carestia che è venuta su di noi, non abbiamo denaro nelle nostre mani, e ho preso questo abito per darlo in cambio di una pecora, ma il pastore non l’ha voluto, e non so né cosa fare, né cosa mettere davanti al governatore”.
Il governatore, che era Michele, gli disse: “Se mi impegno a procurarti una pecora, mi accoglierai con coloro che sono con me in casa tua oggi?”. Doroteo rispose e gli disse: “Sì, padrone, ritieni il tuo servo degno che tu venga sotto il tetto della sua casa”. Allora il governatore, che era Michele, disse a uno degli angeli che erano con lui in forma di soldati: “Va’ con Doroteo dal pastore e digli: ‘Il governatore che è passato da te oggi ti dice: Mandami ora una pecora del valore di un terzo di dinaro, e mi impegno a procurarne il prezzo prima di mezzogiorno di oggi e a mandartelo'”. E Doroteo e l’angelo, che era in forma di soldato, andarono dal pastore nel nome dell’Arcangelo e presero una pecora.
Allora il governatore, che era Michele, guardò Doroteo e gli disse: “Ecco, la pecora è pronta per il grande uomo che hai accolto in casa tua su tua richiesta oggi; vedi ora se non riesci a trovare un pesce per le mie esigenze, perché io non mangio carne di pecora”. Doroteo disse al governatore con gioia: “Se Dio lo provvede, lo comprerò”. Il governatore gli disse: “Come lo comprerai?”. Doroteo rispose: “Lascerò questo vestito in pegno finché non potrò mandare il prezzo al pescivendolo”. E il governatore chiamò uno dei soldati che erano con lui e disse: “Vai al mercato e di’ a quelli che pescano: ‘Il governatore che è passato da voi poco fa vi dice: Mandatemi un bel pesce grande, il cui prezzo è un terzo di dinaro, e vi manderò il prezzo con Doroteo entro mezzogiorno di oggi'”. E l’angelo, che era in forma di soldato, andò dai pescatori nel nome del governatore e prese da loro un pesce e lo portò al governatore.
Il governatore allora disse a Doroteo: “Cosa farai adesso? Poiché i tuoi affari sono ora completati”. E Doroteo gli disse: “Sì, padrone, tutto è ora completato”. E il governatore disse: “Andiamo avanti”. E presero tutto, cioè la pecora e il pesce, e andarono avanti e Doroteo camminava, pensando tra sé: “Dove troverò i soldi per pagare questa pecora e questo pesce, e dove troverò il pane, e il vino, e i cuscini su cui il governatore potrà adagiarsi, e tutto il resto di cui ha bisogno?”. E accadde che moltitudini di pensieri su cosa dovesse fare erano nel suo cuore, e continuava a pregare Dio e il santo Arcangelo, dicendo: “O santo Arcangelo, o fedele aiuto, stammi accanto oggi, perché io sono tuo servo, e tu sai che ho fatto tutte queste cose nel nome di nostro Signore Gesù Cristo”.
Ora, mentre Doroteo camminava meditando queste cose, l’Arcangelo conosceva i pensieri del suo cuore, ma attese per poter vedere il suo fedele zelo per lui.
E accadde che, quando arrivarono alla casa di Doroteo, Michele bussò per primo alla porta dell’abitazione, e Teopista, la donna libera, la moglie di Doroteo, uscì; e Michele disse: “Pace a te, o Teopista, tu amata donna timorata di Dio. Come stai in questi giorni?”. Teopista rispose: “La pace sia su di te, mio signore, e padrone, e governatore! Bene ha fatto Dio a portarti da noi oggi con Michele, il santo Arcangelo. Entra, padrone, non restare fuori”.
E mentre Teopista, la moglie, diceva queste cose, ecco suo marito Doroteo venne con la pecora in mano, e il pesce, e l’abito, e li depose davanti a lei. Lei gli disse: “O mio padrone e fratello, dove hai trovato queste cose che hai portato con te qui? Vedo che l’abito è ancora con te”. Doroteo le disse: “Il governatore si è fatto garante per me e me li ha dati”. E Teopista gli disse: “Bene ha fatto Dio a portarci oggi il governatore e coloro che sono con lui con il santo Arcangelo Michele, e in verità parteciperemo delle cose per le quali si è fatto garante per noi”; e disse queste cose con gioia. E il governatore, che era Michele, disse: “Andrò all’Offerta, perché oggi è la festa del santo Arcangelo Michele, e quando l’ora sarà giunta, preparate il luogo con cura, e uccidete la pecora e il pesce, ma badate che nessuno si avvicini al pesce finché non sarò venuto e non avrò fatto con esso secondo la mia volontà”. Ed essi dissero: “Secondo il comando del nostro padrone, così sarà”. Ed egli uscì da loro, ed essi non sapevano chi fosse, ma pensavano che fosse un governatore del distretto.
Allora Doroteo disse a Teopista sua moglie: “Cosa stenderemo a terra perché il governatore si adagi, e dove troverò pane degno del suo onore? Dedichiamoci a fare oggi ciò che è in nostro potere per lui”. Sua moglie gli disse: “O fratello mio, Dio non ci ha abbandonati. Alzati, trova un uomo che uccida la pecora, e prepariamo le cose in casa”. E così fece. E sua moglie gli disse: “Porta fuori un po’ di vino, affinché possiamo sapere se è adatto al governatore o no”, e quando andò e aprì la porta della cantina, la trovò piena di vino fino alla porta. E Doroteo ebbe paura, e tornò da sua moglie e chiese: “Qualcuno ha portato vino qui da quando sono uscito?”. Lei gli disse: “Come è vero che Dio vive, quando ho portato fuori un po’ di vino per l’Offerta oggi, non c’era più nulla nella cantina tranne una bottiglia”. E Doroteo le disse: “Aspettiamo di vedere quale sarà la fine della faccenda”.
E si dedicarono a portare fuori un po’ d’olio per il cibo dei fratelli e per l’unzione delle loro teste, e quando furono entrati nel luogo dove si conservava l’olio trovarono lì sette giare piene fino all’orlo di olio fino, e recipienti che erano pieni di tutto ciò di cui avevano bisogno in casa: burro, e formaggio, e miele, e aceto, e ogni altra faccenda domestica; ed ebbero paura di entrare.
Dopo queste cose, quando furono entrati nella loro camera da letto, trovarono una cassa piena di ogni sorta di abiti raffinati, di maggiore bellezza e più ricchi di quelli che avevano indossato al loro matrimonio e nei giorni passati; e dopo queste cose entrarono nel luogo dove si faceva il pane, e lì trovarono pane buono ed eccellente. E subito capirono che un atto di grazia era stato compiuto per loro, e glorificarono il Dio dell’Arcangelo Michele. E Doroteo disse a Teopista sua moglie: “Dio ha provveduto a tutte le cose, vieni, prepariamole per il governatore, poiché è giunta l’ora per noi di andare alla santa offerta”. E quando ebbero preparato tutte le cose, e allestito un posto su cui il governatore potesse adagiarsi secondo il suo rango, e apparecchiato le tavole per i fratelli secondo la loro usanza, si vestirono con abiti decorosi e si recarono al santo servizio nella chiesa del santo Arcangelo Michele; e lì pregarono con grande gioia.
E quando furono entrati in chiesa, si prostrarono entrambi davanti al luogo di preghiera, e pregarono Dio rendendo grandi grazie, e pronunciarono benedizioni davanti all’immagine del santo Arcangelo Michele, e dissero: “Ti rendiamo grazie, o nostro Dio Gesù Cristo, e al Tuo buon Padre, e allo Spirito Santo per sempre, Amen. E benediciamo il Tuo santo Arcangelo Michele perché non hai nascosto la Tua misericordia da noi, né hai dimenticato il nostro dono; ma Tu ci hai inviato prontamente la Tua amorevole bontà”. Dopo queste cose parteciparono ai Misteri e ricevettero la benedizione della pace. Poi uscirono rapidamente alla presenza dei fratelli, e si sedettero, e attesero il governatore con grande aspettativa; e si erano radunati lì uomini e donne finché tutto il luogo non fu pieno di loro.
E Doroteo e Teopista si cinsero i fianchi, si alzarono e li servirono in ogni cosa di cui avevano bisogno, e li servirono con buon vino e olio scelto e cibo eccellente. E accadde che, mentre stavano così servendo, il governatore, cioè Michele, venne con i suoi soldati e bussò alla porta. E Doroteo e Teopista uscirono rapidamente con gioia, e aprirono la porta, e li accolsero, dicendo: “Felici noi di essere ritenuti degni della tua venuta a noi oggi, o nostro signore e governatore, con i tuoi soldati; in verità ci rallegriamo oggi, perché questo giorno è un grande giorno, la festa del santo Arcangelo Michele. Vieni dentro, o benedetto, e possa Dio renderti gioioso”.
Ora, quando il governatore fu entrato e trovò tutto il luogo pieno di donne, e di piccoli e grandi, finse di essere stupito e disse a Doroteo e Teopista: “O miei fratelli, che bisogno avete di tutta questa moltitudine di uomini e donne che vedo qui? Non createvi problemi oggi a causa della nostra venuta da voi. Non avete considerato l’afflizione in cui vi trovate ora, e non sarebbe meglio agire così in tempi di abbondanza?”. Ed essi risposero e dissero: “O signore e governatore, perdonaci. Non ci siamo creati problemi per causa tua, rendiamo solo grazie al nostro Dio e al Suo Arcangelo Michele. Tra coloro che vedi qui oggi non c’è nessuno straniero, sono tutti nostri parenti e sono uniti a noi in Dio”. E mentre questi santi dicevano queste cose, l’Arcangelo Michele si rallegrò per la perfezione delle loro disposizioni naturali.
E dopo queste cose Michele e coloro che erano con lui andarono nel luogo che Doroteo e Teopista avevano preparato per lui, e quando furono entrati, fecero sedere l’Arcangelo su un seggio. Ed egli disse a Doroteo: “Portami il pesce prima di fargli qualsiasi cosa”. E quando glielo ebbero portato, disse a Doroteo: “Siediti e aprigli il ventre”; ed egli così fece. Il governatore disse: “Togli le sue viscere”, e le tolse, e trovò che erano molto grandi. E Doroteo disse: “Cos’è questo, signore?”. E Michele disse: “Aprilo”. E quando l’ebbe aperto, trovò all’interno un fagotto sigillato. E si meravigliò della cosa e disse: “Cos’è questo, signore?”. E il governatore, che era Michele, gli disse: “I pesci grandi come questo ingoiano tutto ciò che trovano nell’acqua, ma apri il pacchetto, affinché tu possa vedere cosa c’è dentro”. Doroteo gli disse: “Signore, come posso aprirlo? È sigillato”.
Allora l’Arcangelo Michele stese la mano e prese il fagotto, e lo trovò pieno di monete d’oro fino; e quando le ebbero contate, trovarono che ammontavano a trecento dinari, e tra le monete c’erano tre pezzi, ciascuno del valore di un terzo di dinaro. E quando Doroteo le prese, alzò gli occhi al cielo e disse: “Giusto sei Tu, o Dio, e a Te appartengono coloro che sono retti, e coloro che pongono la loro fiducia in Te non saranno mai svergognati”.
Allora il governatore disse a Doroteo e Teopista sua moglie: “Venite qui da me, o miei amati fratelli, e lasciate che vi parli. Poiché siete gente di carità e a causa del grandissimo disturbo che vi siete presi per la mia venuta da voi oggi, ecco, Dio vi ha dato questo denaro sotto questo sigillo, che è quello del dito di Dio mio Re, e che appartiene a Lui. E ora in cambio delle vostre carità e del disturbo che avete sopportato per la stirpe umana, e per quelle cose che avete fatto a me e a coloro che sono con me oggi, Dio vi ha mostrato un favore oggi con i doni di questi trecento dinari e questi tre pezzi, ciascuno del valore di un terzo di dinaro. Prendeteli, e datene uno al pastore, e uno al pescatore in cambio del pesce, e prendete quest’ultimo e datelo come pagamento per il grano all’uomo al quale ieri avete dato i vostri abiti in pegno per il dono alla chiesa”.
Ed essi, intendo Doroteo e Teopista, si gettarono a terra e, inchinandosi profondamente davanti al governatore, dissero: “Che cos’è questo che ci dici, o nostro signore, e padrone, e governatore? Sei venuto da noi, tuoi servi, perché prendessimo qualcosa da te? Non sono tutti gli uomini tenuti a servire i soldati del re? Non sei tu posto sopra di noi per fare di noi ciò che vuoi? E, inoltre, non hai preso nulla se non la grazia di Dio e il Suo dono. Non sai, o nostro signore e governatore, che giorno è oggi, e che il piccolo pezzo di pane che hai mangiato con i nostri parenti non è nostro, ma di Dio e del Suo santo Arcangelo Michele, la cui festa celebriamo oggi? Tuttavia, o signore e governatore, se è tuo desiderio, prenderemo solo i tre pezzi di moneta, ciascuno del valore di un terzo di dinaro, affinché possiamo darli in pagamento, uno per la pecora, uno per il pesce, e il terzo per il riscatto dell’abito che è in pegno secondo il tuo comando”.
E il governatore, che era Michele, disse loro: “In verità, per la vita del mio Dio e Re, dovete per forza prenderli tutti, e non dovete lasciarne indietro neanche uno, se temete il mio Dio e Re. Poiché se Egli sentisse che non l’avete fatto, si adirerebbe, e io riceverèi un rimprovero davanti al mio Dio e Re per causa vostra; e Lo persuaderò a compiacersi di concedervi doni ancora più grandi di questi. E poiché dovete desiderare di conoscere la verità, non sono solo queste le cose che mi sono state affidate da darvi, ma quando sarò tornato nella mia città vi darò le vostre ricchezze come prima, e molti onori grandissimi; e ora prendete queste cose che sono l’usura su di esse”.
E quando Doroteo e Teopista sua moglie udirono queste cose, si meravigliarono e gli dissero: “Padrone, ti supplichiamo, non deridere i tuoi servi, e non dire cose che sono al di là della nostra natura da sopportare. Il nostro padrone è venuto da noi e gli abbiamo forse dato denaro per ricevere usura dalle sue mani? In verità non ti abbiamo mai visto, padrone, prima che tu venissi in casa nostra, e non abbiamo mai guardato il tuo volto prima di oggi, eppure come dici di aver ricevuto qualcosa dalle nostre mani?”.
Il governatore rispose e disse: “Ascoltatemi, e vi mostrerò. La prima volta che venni in casa vostra fu quando i vostri genitori morirono, e voi ereditaste beni e denaro. Da quel momento fino ad oggi, sono venuto in casa vostra una volta al mese, e dopo che me ne sono andato, mi avete mandato, sì, avete mandato grandi doni alla mia città, al mio Dio e Re, e i vostri nomi sono stati scritti su tutti essi fino al momento in cui verrete alla presenza del mio Dio e Re, affinché Egli ve li dia al doppio”.
E Doroteo e sua moglie Teopista risposero e dissero: “Ti supplichiamo, o nostro signore e governatore, di mostrarci questo favore, solo di dirci qual è il tuo nome, affinché non siamo mai negligenti a causa di queste cose che ci hai detto”. Allora il governatore, che era Michele, rispose e disse loro: “Poiché desiderate sentire, vi mostrerò il mio nome e il nome della mia città. Io sono Michele, il governatore degli abitanti del cielo e dei popoli della terra. Io sono Michele, il capitano supremo delle potenze del cielo. Io sono Michele, il sovrano dei mondi di luce. Io sono Michele, che decido tutte le battaglie davanti al re. Io sono Michele, la gloria di tutti gli esseri in cielo e in terra. Io sono Michele, il potente, per mezzo del quale tutta la misericordia di Dio ha avuto luogo. Io sono Michele, l’amministratore del regno dei cieli. Io sono Michele, l’Arcangelo, che sto presso le mani di Dio. Io sono Michele, che porto i doni e le offerte degli uomini a Dio mio Re. Io sono Michele, che cammino con quegli uomini la cui fiducia è in Dio. Io sono Michele l’Arcangelo, che servo tutta l’umanità con rettitudine, e vi ho servito dalla vostra giovinezza fino a quest’ora, e non cesserò mai di servirvi finché non vi avrò condotti a Cristo mio Re eterno. Poiché mi avete servito e avete servito il mio Dio con pienezza di forza, non dimenticherò mai i vostri doni, e non metterò mai dietro di me le vostre offerte e le vostre opere di carità che avete fatto a Dio nel mio nome”.
Non ero forse in mezzo a voi ieri, ad ascoltare ciò che vi dicevate l’un l’altro riguardo ai doni consueti della festa? Non ero con voi quando piangevate e mi supplicavate, dicendo: “Prega Dio di toglierci da questo mondo, poiché la speranza della tua carità ci è stata tolta”? Non vi ho forse visti quando avete tirato fuori i vostri abiti con cui eravate soliti ricevere le Benedizioni, e volevate venderli per amore del sacrificio? Vi dico che ero presente in tutti questi momenti, e sarò con voi, e non dimenticherò mai nessuna delle cose che avete fatto dalla vostra giovinezza fino ad oggi, e le mostrerò tutte per voi davanti a Dio, che è il mio Re. In verità le vostre offerte sono state accolte come quelle di Abele, di Noè e di Abramo, perché le avete fatte con rettitudine di cuore.
Beati voi, e il bene verrà a voi; e come sono i vostri nomi, così sarà la vostra benedizione; poiché l’interpretazione di Doroteo è “sacrificio di Dio”, e l’interpretazione di Teopista è “carità di Dio”.
Io sono l’Arcangelo Michele che sto presso le mani di Dio, e vi siete procurati uno che preghi per voi. Io sono Michele che ricevo le vostre preghiere, le vostre suppliche e le vostre opere di carità, e le porto a Dio. E allo stesso modo fui io che andai da Cornelio e gli mostrai la via della vita tramite il battesimo, che egli ricevette per mano di Pietro, il capo degli Apostoli. Non temete, poiché non mi allontanerò da voi, e sarò vicino a voi quando il mio Dio si avvicinerà a voi, a motivo della vostra grande carità verso di me.
E ora, o Doroteo e Teopista, siate forti, e prendete queste cose dalle mie mani, poiché vi ho già detto che sono l’interesse, e che la corona è nella Gerusalemme celeste, la città del Re di tutti gli esseri del cielo e della terra. E vi ho già ringraziato davanti a Dio in cambio dei vostri doni e delle vostre opere di carità.
E quando ebbe detto loro queste cose, diede loro il denaro con il saluto di pace, e salì al cielo con i suoi angeli; e Doroteo e Teopista lo guardarono con timore finché non fu salito al cielo nella pace di Dio. Amen.
E Doroteo e Teopista, sua moglie, fecero come il santo Arcangelo Michele aveva loro comandato, e terminarono la festa con gioia, e mangiarono e glorificarono Dio; e non cessarono dalle opere di carità che erano soliti fare nel nome di Michele finché non terminarono la loro vita.
E ora, o miei amati, non trarrete un piccolo profitto da ciò che avete appena udito? Questa narrazione non è sufficiente a persuadere le vostre menti? Non lasciatevi impedire di portare le vostre offerte a Dio nel nome di Michele, poiché non siete ora certi che è Michele Arcangelo che riceverà qualsiasi cosa diate a Dio, e che la manifesterà davanti a Lui a vostro favore, e anche che qualsiasi cosa diate nel nome del Dio di Michele, Egli ve ne darà un duplice aumento per mezzo suo, come fece a questi santi uomini? Avete già udito, o miei amati, dei grandi doni a Dio che queste sante persone, Doroteo e Teopista, le cui menti erano rette con Lui, misero da parte per Lui, e di come Dio estese il Suo amore verso di loro, e di come mandò loro l’Arcangelo Michele, che provvide grandi e illimitate ricchezze, e una scala verso il regno dei cieli per loro.
E io, o amati fratelli, so per certo che qualsiasi cosa diate nel nome del santo Arcangelo Michele, la riceverete al doppio in questo mondo, prima ancora di raggiungere il cielo. E ora, o uomini pieni di virtù, non trattenetevi, e non ponete un limite al vostro potere di donare, poiché sapete che non è per ciò che avete dato, o per ciò che darete, che l’Arcangelo Michele vi servirà con gioia, e che sia poco o molto egli lo riceverà da voi come dono del vostro zelo. Dio non cerca da voi nulla che sia al di là del vostro potere, Egli cerca solo un’offerta di buona volontà.
Ascoltate, e vi mostrerò. Quando il Salvatore era con noi sulla terra, gli uomini erano soliti portare i loro ricchi doni e gettarli nel tesoro del tempio, ma Dio non li giustificò grandemente. Ma quando la vedova cercò in casa sua e trovò solo due spiccioli, li portò con rettitudine di cuore e li gettò nel tesoro; ed Egli le diede una benedizione e la lodò, dicendo: “Tutto ciò che ha, l’ha dato; ha dato tutta la sua vita”. E fate anche voi così, o miei amati, siate zelanti nel fare doni a Dio nel nome dell’Arcangelo Michele, ed egli stesso vi darà una moltitudine di beni, e vi servirà per mezzo di essi.
Se fai un dono nel nome dell’Arcangelo Michele, Dio ti darà di quel dono, e Michele ti attribuirà onore; e se fai un dono nel nome del Dio di Michele, è Dio che ti aiuterà nella Sua misericordia nel Suo regno senza fine in cielo.
Se accoglierai uno straniero nel nome del Dio di Michele, Dio ti accoglierà nelle corti della pace. Se darai da bere all’assetato nel nome del Dio di Michele, Dio ti darà da bere dei beni del Suo regno. Se vestirai un ignudo nel nome del Dio di Michele, Dio ti vestirà con una veste di gloria nei cieli. Se darai una coppa di vino a qualcuno nel nome del Dio di Michele, Dio ti darà da bere del vino della vera e ricca vigna; e se non hai vino, dà solo una coppa d’acqua fresca, e Dio ti darà da bere della fonte della vita che sgorga dal Suo santo trono. Se visiterai un malato nel nome del Dio di Michele, Dio manderà il Suo angelo a visitarti nella tua grande malattia, che è il giorno della tua morte. Se andrai da coloro che sono in prigione e li conforterai nella festa dell’Arcangelo Michele, Dio manderà Michele a liberarti dalla prigione dell’Amenti, e Dio ti dirà: “Ero in prigione e tu sei venuto a Me”. Se costruirai una chiesa nel nome del Dio di Michele, Dio ti benedirà con una casa non fatta da mani, in cielo. E se vedrai qualcuno debole per infermità fisica e lo servirai con medicine, il Dio di Michele ti guarirà dalla malattia dell’Amenti.
O amati fratelli, è giusto per noi sforzarci di mostrare misericordia per mezzo di doni a Dio e carità nel nome del Dio di Michele, poiché sappiamo che è giusto e corretto farlo; e Dio è vicino in ogni tempo, e dà a ciascuno secondo le sue opere. E tendiamo le nostre mani nella carità in ogni tempo, o miei amati, poiché la carità è di Dio, e la carità è misericordia.
Egli mostrò misericordia al nostro padre Adamo e alla nostra madre Eva, e accettò il loro pentimento, e perdonò loro le loro trasgressioni attraverso le preghiere di Michele. Mostrò amore verso il giusto Abele e accettò il suo sacrificio attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Enoc e lo rimosse da questa vita senza fargli vedere la morte, attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Noè, e gli fece un’arca e liberò lui e tutta la sua casa attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia ad Abramo nostro padre, secondo la Sua alleanza con lui, e gli diede Isacco attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Isacco quando stava per essere sacrificato, e diede un ariete al suo posto attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Giacobbe e gli diede grazia agli occhi di suo fratello Esaù, attraverso le preghiere di Michele. E Dio mostrò misericordia a Giuseppe, e lo liberò dalle mani dei suoi fratelli e dalla donna egiziana, attraverso le preghiere di Michele. E Dio mostrò misericordia a Mosè, il più grande dei profeti, e lo riempì di grazia più di ogni altro uomo, attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Giosuè figlio di Nun, e fece fermare il sole per più di un giorno intero finché non ebbe sconfitto i suoi nemici, attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Davide re, e lo scelse tra i suoi fratelli e lo unse re sul Suo popolo, attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia a Salomone e gli comandò di costruire il tempio di Dio, attraverso le preghiere di Michele. Mostrò misericordia al giusto re Ezechia e aggiunse quindici anni di grazia ai suoi giorni, attraverso le preghiere di Michele.
Egli ha mostrato misericordia a tutta la stirpe di Adamo, e il nostro Dio ha operato una grazia eccelsa con loro, poiché Egli chinò i cieli e scese sulla terra, e prese carne nella santa Vergine, e diede la Sua stessa anima in riscatto per noi, per liberarci dall’Amenti, attraverso le preghiere di Michele. E Dio mostrò misericordia ai nostri padri, gli Apostoli, e li scelse da tutto il mondo, e diede loro il potere di convertire tutti gli uomini alla conoscenza della verità attraverso le preghiere di Michele.
E ora, miei amati, ecco, sappiamo che tutta la volontà di Dio esiste nella misericordia e nell’amore, e che il santo Arcangelo Michele è un consolatore e un ambasciatore per noi presso Dio. Seguiamo dunque e cerchiamo anche noi la misericordia e l’amore, poiché sta scritto: “La misericordia espia e l’amore rende retti”; e il nostro Maestro e Dio e Salvatore, Gesù Cristo il misericordioso, gridò, dicendo: “Siate misericordiosi, affinché vi sia mostrata misericordia” – cioè, date a Dio affinché vi siano dati doni – e ancora: “Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi”. Misuriamo dunque con buona misura oggi, nella festa del santo Arcangelo Michele, affinché egli ci misuri con buona misura nel regno dei cieli; e celebriamo una festa spirituale oggi nel nome dell’Arcangelo Michele, affinché possiamo celebrare con lui e con Dio la festa che dura per sempre in cielo.
Mettiamo da parte ogni ingiustizia nella festa del santo Arcangelo Michele, per rivestirci della veste di luce; e glorifichiamo Dio e il Suo santo Arcangelo Michele in questo giorno della sua santa festa, affinché egli ci glorifichi con grande e perfetta bellezza. E avviciniamoci all’Arcangelo Michele nella sua santa festa, con i nostri corpi purificati con acqua santa e resi belli da vesti gloriose, e con le mani piene di incenso, dicendo: “O sovrano dei cieli, o Arcangelo, prega Dio affinché ci conceda misericordiosamente pane sufficiente e vesti, e pregaLo per noi affinché ci perdoni. O santo Arcangelo Michele, prega Dio per noi, affinché ci conceda misericordiosamente di essere in pace gli uni con gli altri, poiché tu sei la nostra pace. Tu sai, o nostro campione, che siamo terra, polvere e cenere, ma Dio è misericordioso a perdonarci; abbiamo peccato, e a te spetta pregare Dio di perdonarci.
O Michele, santo Arcangelo! Abbiamo peccato, e tu devi pregare Dio nostro Re per noi. Sappiamo per certo, o Arcangelo Michele, che tu sei il muro della benevolenza di Dio, il Misericordioso, e che sei un ambasciatore per noi davanti a Dio, il Padre della beata compassione in ogni cosa per noi, affinché Egli ci perdoni tutti i peccati che abbiamo commesso, scientemente e inconsapevolmente, volontariamente e contro la nostra volontà, e affinché ci conceda un modo per lasciarceli alle spalle e andare avanti, e ci stabilisca senza macchia davanti a Sé. Sei tu, o santo Arcangelo Michele, il generale delle schiere celesti, che ti prendi cura di noi e che glorifichi chiunque celebri la festa nel tuo santo nome in ogni luogo”.
O miei amati, in verità ho messo mano a una grande impresa, una che è al di là del mio potere, e ho cercato un mare grande e vasto che non sono in grado di attraversare; ma ho detto all’inizio di questo encomio che la mia nave era piccola, che la mia mercanzia era senza valore, che non conoscevo l’arte del marinaio, e che il grande abisso – che è l’abisso di questo encomio in cui attribuisco onore al santo e potente Arcangelo – era molto difficile da attraversare. E vi supplico, fratelli miei, di aiutarmi a salvarmi da questo grande e sconfinato abisso, affinché io possa tornare a terra sano e salvo, poiché ho cominciato a parlarvi della gloria e dell’onore che appartengono e sono degni dell’Arcangelo Michele, la cui festa celebriamo oggi. Ma la mia lingua è una lingua di carne, e la mia carne è la carne della debolezza, e non ho il potere di descrivere la misura della sua gloria, né la grandezza del suo rango.
Tu sei, o santo Arcangelo Michele, con Dio, la gioia del mio cuore, l’ornamento della mia lingua, la parola della mia bocca e il direttore del mio cuore verso Dio. Quale bocca, o quale lingua, o quale cuore pieno di potere è in grado di descrivere la misura del tuo valore, o di giungere alla conoscenza della misura della maestà e della gloria di cui Dio ti ha dotato? Tutte queste cose che ho detto, o sovrano del regno dei cieli, sono degne della gloria della tua maestà, ma perdonami, o mio signore Michele, perché sono un peccatore e le mie opere sono deboli.
Ti supplico, o Michele mio aiuto, di accettare questo mio piccolo sacrificio che ho portato per offrirtelo in questa santa festa, e non trattenerti dall’ascoltare il tuo servo perché il mio dono è misero; ma accetta il mio zelo, così come accettasti i due spiccioli, perché so che sei misericordioso e grazioso, e perciò ti cerco, perché non ho altro ambasciatore presso Dio se non te, o Arcangelo Michele. E se mi farai del bene e accoglierai la mia piccola offerta, anche se povera, sarò vigilante d’ora in poi ad attribuirti onore con la mia bocca peccatrice, la mia lingua balbettante e il mio cuore, tutti i giorni della mia vita. E inoltre, credo veramente che se dimenticassi il tuo nome e non lo tenessi sempre a mente nel mio cuore tutti i giorni della mia vita, o Arcangelo, non porterei frutto e sarei senza ricompensa da Dio; poiché è il ricordo del tuo santo nome, o grande e santo Arcangelo, che mi libera nel mio coricarmi e nel mio alzarmi.
O santo Arcangelo Michele, attraverso il quale tutta la stirpe di Adamo ha trovato libertà di parola davanti a Dio, sei tu che vieni e fai menzione di noi davanti a Lui, affinché Egli abbia misericordia di noi; sii con noi in questo giorno della tua grande festa in cui sei un ambasciatore davanti a Dio per noi; affinché Egli accetti il nostro zelo che mostriamo nella tua santa commemorazione, o Michele nostro santo Arcangelo, affinché Egli diriga tutti i nostri sentieri così che possiamo camminare sempre davanti a Lui nella volontà di Dio; affinché ci liberi da tutte le insidie che il nemico di ogni verità e il malvagio bugiardo ci tendono; e affinché ci stabilisca a Sé nel regno e nel sacerdozio per essere una famiglia santa e un popolo vivente mediante le preghiere che la Signora di tutti noi, la portatrice di Dio la Parola, fa per noi — poiché in verità la santa Maria, che fu Vergine in ogni tempo, è la nostra ambasciatrice davanti al santo e potente Arcangelo Michele, la cui festa celebriamo oggi, e che prega Dio sempre per noi — e mediante le preghiere di tutta la compagnia dei nostri associati incorporei; e mediante le preghiere di San Giovanni Battista, il precursore e santo martire di Cristo, del quale tra i nati di donna nessuno è sorto più grande; e mediante le preghiere dei Patriarchi e dei Profeti, e dei principali Apostoli che seguono il vero Sposo, la nostra Vita, il nostro Signore Gesù Cristo; mediante le preghiere dei tre santi fanciulli Sadrac, Mesac e Abdenego; mediante le preghiere di Santo Stefano, e di tutta la compagnia dei santi martiri, e dei santi uomini che portarono la croce, che stanno davanti al trono regale di Dio la Parola, e Lo supplicano giorno e notte di avere misericordia del Suo popolo. Egli è il nostro Signore e il nostro Dio, Gesù Cristo, al Quale sia ogni gloria, onore, adorazione e riverenza, che sono degni del Padre con Lui, e dello Spirito Santo, vivificante e consustanziale con Lui, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.