DISCORSO DI ABBA SEVERO ANTIOCHENO, PATRIARCA DI ANTIOCHIA
Il discorso di Abba Severo, il santo patriarca e Arcivescovo di Antiochia, in cui mostrò la compassione di Dio, e parlò della presenza del santo Arcangelo Michele e del suo amore verso l’uomo, e di come libera gli uomini dalle insidie del Diavolo. In esso parlò anche brevemente del santo Giorno del Signore — poiché in quell’anno la festa del santo Arcangelo Michele accadde di cadere nel santo Giorno del Signore — e parlò, inoltre, di Matteo il mercante, di sua moglie e di suo figlio, e di come credettero in Dio attraverso le preghiere del santo Arcangelo Michele. Questo discorso fu pronunciato il dodicesimo giorno del mese di Athor, al raduno della moltitudine per celebrare la festa del santo Arcangelo Michele presso il suo santuario, nella pace di Dio. Amen.
Sento Davide, il santo Salmista, che ci invita a radunarci in questa festa oggi, e che grida e dice: “L’angelo di Dio si accampa intorno a tutti coloro che lo temono e li libera”. Miei amati, la festa di oggi è duplice: è la festa del santo Arcangelo Michele, e la festa del santo Giorno del Signore, il giorno della risurrezione del nostro Salvatore.
Ecco, vedo che è giunta una grande calma, e che non c’è un alito di vento a disturbarci, e che siete tutti pronti a ricevere le parole di istruzione; così dunque, che sia io a parlare o voi ad ascoltare, si compiano pienamente in noi le parole: “E alcuni portarono frutto il cento, alcuni il sessanta e alcuni il trenta”. E inoltre, voi sapete che il Datore della vera ricompensa, nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio del Dio Vivente, non è lontano da noi, poiché Egli dice con la Sua bocca vivificante e veritiera: “Dove due o tre sono riuniti nel Mio nome, lì sono Io in mezzo a loro”; e poiché il nostro Dio è con noi, accettiamo le parole di Davide, il Profeta e Salmista, che dicono: “State in silenzio e sappiate che Io sono Dio. Sono esaltato sopra i pagani. Sono esaltato sopra tutta la terra”.
Sapete anche, o miei amati, che oggi è la festa della nostra salvezza, il santo Giorno del Signore, nel quale, prima di tutto, è giusto che inneggiamo, benediciamo e glorifichiamo Dio — al Quale ogni onore è dovuto sempre, e nei secoli dei secoli, Amen — e in seguito, che indirizziamo il nostro discorso all’onore di Michele, il potente e santo Arcangelo. Ascoltate anche Lui nel santo Vangelo secondo Matteo: “L’Arcangelo di Dio disse alle donne: ‘Non temete, poiché so che cercate Gesù che fu crocifisso. Egli non è qui; poiché è risorto, come disse ai Suoi discepoli'”. E San Matteo dice: “Era come un fulmine, e le sue vesti erano bianche come la neve”, quello era il santo Arcangelo Michele, il sovrano delle schiere celesti.
Celebriamo dunque la festa oggi, miei amati, poiché Dio è in mezzo a noi, e tutta la compagnia degli angeli celebra la festa del santo Arcangelo con noi, poiché è Michele che supplica Dio sempre di perdonare a tutta la stirpe umana i loro peccati. Con quale dei santi non fu presente l’Arcangelo per liberarlo da tutte le sue afflizioni? E a quale dei martiri non diede forza l’Arcangelo Michele per comando di Dio finché non ricevette la sua corona?
E ora, miei amati, se desiderate sapere se l’Arcangelo Michele sia presente con coloro che camminano secondo Dio con tutto il loro cuore, o se egli preghi Dio affinché sia il loro aiuto, ascoltate, e vi mostrerò questo grande miracolo che ebbe luogo per la potenza di Dio e per le preghiere del santo Arcangelo Michele, che è narrato da uomini degni di fede.
C’era una volta un mercante il cui nome all’inizio era Ketson, e proveniva dal paese di Entike, ed era molto ricco e aveva lì molti affari; ma non conosceva Dio, poiché era un pagano e adorava il sole, e viveva nel suo paganesimo, e Dio volle liberarlo. E accadde una volta che caricò una nave con le sue merci e partì per una città nel paese di Filippi, chiamata Kalonia, in cui si adorava solo Dio, e vi entrò il primo giorno del mese di Athor, e vi rimase e vendette le sue merci. E quando giunse l’undicesimo giorno del mese di Athor, all’ora di mezzogiorno di quel giorno, passò accanto al santuario dell’Arcangelo Michele e vide uomini che lo drappeggiavano con stoffe e lo coronavano di lanterne; e si meravigliò grandemente, e si sedette lì secondo la disposizione di Dio per vedere quale sarebbe stata la fine della faccenda.
E quando giunse la sera, vide che tutta la moltitudine si era radunata lì, e accesero le lampade e cantarono dolci inni di lode; e l’uomo si meravigliò, e a causa del suo grandissimo stupore dormì presso la porta del santuario. E durante la notte il clero e i fedeli si radunarono e celebrarono la funzione, e l’uomo si meravigliò grandemente di ciò che udì. E quando venne il mattino, si mise in cammino per andare da due cristiani che dimoravano in quella città, e chiese loro, dicendo: “Fratelli miei, cosa è successo, e qual è il significato della folla che c’è in questa città oggi?”. E gli uomini gli dissero: “Oggi è il dodicesimo giorno di Athor in cui celebriamo la festa del santo Arcangelo Michele, poiché è lui che prega per noi Dio affinché Egli ci perdoni i nostri peccati e ci liberi da ogni male”. E il mercante disse loro: “Dov’è? poiché io stesso vorrei parlare con lui e chiedergli di liberarmi da ogni male”. Ed essi risposero e gli dissero: “Non potrai vederlo finché non sarai perfetto, ma se diventerai cristiano potrai chiedere non solo a lui che è il servo, ma vedrai anche il suo Dio, e diventerai partecipe della sua gloria, ed Egli ti libererà da ogni male”. Il mercante disse loro: “Fratelli miei, vi supplico di portarmi con voi domani affinché io possa diventare cristiano, e darò a ciascuno di voi del denaro, poiché il mio cuore è molto propenso verso l’oggetto della vostra adorazione”. E gli uomini gli dissero: “Non puoi diventare come noi finché nostro Padre il Vescovo non avrà pregato su di te, e ti avrà santificato e battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; allora sarai diventato cristiano. Ma aspetta finché nostro Padre il Vescovo non avrà un’occasione conveniente, e allora ti porteremo da lui, ed egli ti renderà simile a noi”; ed egli fece come gli dissero, e attese quel giorno.
E il giorno dopo venne da loro e disse: “Miei buoni fratelli, prendetemi con voi, affinché il Dio di cui avete parlato vi dia la vostra ricompensa”; e i due uomini credenti lo portarono dal Vescovo e gli mostrarono tutto ciò che era accaduto. E il Vescovo disse al mercante: “Da quale paese vieni?”. E il mercante disse: “Sono del paese di Entike”. E il Vescovo gli disse: “Sei persuaso a diventare cristiano?”. E il mercante disse: “Sì, certo, o Padre mio, poiché da ciò che ho visto e sentito in questa città mi sembra buono diventare cristiano”. E il Vescovo gli disse: “Quale dio adori?”. E il mercante disse: “Adoro il Sole”. E il Vescovo gli disse: “Quando il sole è tramontato ed è sceso nella terra, se sorge una necessità, dove puoi trovarlo per aiutarti?”. Il mercante gli disse: “Padre mio, abbi la bontà di aiutarmi, e battezzami, e ti supplico di farmi cristiano come tutti gli uomini di questa città”.
E il Vescovo gli disse: “Hai moglie o figli?”. E il mercante gli disse: “Mia moglie e i miei figli sono a casa nella mia città”. E il Vescovo gli disse: “Se è così, non invocheremo la benedizione di Dio su di te, per timore che le menti di tua moglie e dei tuoi figli non siano in accordo con la tua, e sorga un ostacolo tra voi e tra noi, e accada che o lei si separi da te, o ti faccia apostatare dal servizio di Dio e dal battesimo che avrai ricevuto — poiché la prima trasgressione avvenne per mezzo di una donna — ma se il suo cuore è in accordo con il tuo, vieni, e ti farò cristiano”. Quando il mercante udì queste cose, si rallegrò grandemente e, dopo essere stato benedetto dalla mano del Vescovo, uscì e si preparò a partire per la sua città.
E quando il Diavolo, l’odiatore di ogni bene, seppe che l’uomo aveva dato il suo cuore a Dio, fu invidioso di lui, e accadde che quando Ketson fu giunto sul mare, sollevò una potente tempesta, e fece sì che le onde si alzassero intorno alla nave, così che tutti coloro che vi si trovavano furono quasi annegati. Allora il mercante gridò, dicendo: “O mio Signore Gesù Cristo, aiutami in questo grande bisogno, e crederò nella grande gloria che ho visto nel santuario del santo Arcangelo Michele, e d’ora in poi, fino al giorno della nostra morte, io e tutta la mia casa saremo cristiani”. E subito in quel momento una voce gli giunse, dicendo: “Non temere, poiché nessun male ti accadrà”; e immediatamente le creste delle onde si chinarono e si placarono, e la nave si raddrizzò e navigò dolcemente, e per comando di Dio il mercante arrivò nella sua città, e nessun male gli accadde.
E quando fu entrato in casa sua si rallegrò con grandissima gioia, e raccontò alla sua famiglia la cosa meravigliosa che gli era accaduta sulla nave, e tutto ciò che gli era successo nella città di Kalonia. E parlò loro, dicendo: “In verità, il sole che adoriamo non è un dio, ma è il servo del grande Dio del cielo, Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, Chi Egli è, ed è Lui che è il Dio dell’universo, e per mezzo di Lui esistono tutte le cose”; e raccontò loro anche dell’onore del santo Arcangelo Michele, suo potente figlio, ed essi si meravigliarono grandemente.
Allora l’uomo si rivolse a sua moglie e le disse: “Se mi sarai obbediente, alzati, vieni con me, e diventiamo cristiani, e facciamoci servi di Cristo, e non esitiamo tra due opinioni. Se, tuttavia, non sarai persuasa, non ti forzerò. Ecco, mi sono rimasti ottomila mithkal, e di questi te ne darò mille, e tu rimarrai nel tuo culto; ma quanto a me, andrò a ricevere la remissione per i miei peccati”. E sua moglie gli disse con gioia: “In verità, mio signore e fratello, qualunque via tu percorra, quella percorrerò con te, e qualunque morte tu muoia, quella morirò io stessa”. Così prepararono ogni cosa, si imbarcarono e giunsero alla città di Kalonia, e l’uomo si meravigliò di come Dio li avesse aiutati. E andarono dai due uomini che Ketson aveva visto per primi, e li salutarono, e fecero sapere loro che erano venuti per essere fatti cristiani, e li portarono dal Vescovo, e gli mostrarono, dicendo: “Questo è l’uomo che è venuto di recente per essere fatto cristiano, e ecco, ora è venuto con sua moglie e i suoi figli per diventare cristiani”.
E il Vescovo si rallegrò con grandissima gioia per la conversione delle loro anime, e quando furono portati da lui disse: “Desiderate in verità diventare cristiani?”. E il mercante rispose umilmente: “Sì, per volontà di Dio e per le tue sante preghiere, o Padre”. Allora il Vescovo fece preparare un Giordano nel santuario del santo Arcangelo Michele, e istruì l’uomo, sua moglie, i suoi quattro figli e i loro servi, e li battezzò nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ora, il nome del mercante era all’inizio Ketson, ma il Vescovo lo cambiò e lo chiamò Matteo, e sua moglie la chiamò Irene; e chiamò il primo dei quattro figli Giovanni, il secondo Stefano, il terzo Giuseppe e il quarto Daniele. E preparò la Comunione e diede loro i santi Misteri, il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
E dopo il loro battesimo rimasero un mese con il Vescovo, ed egli li istruì nelle cose della loro retta fede. E Matteo il mercante, a motivo della grandissima gioia che gli era giunta, diede seicento mithkal al santuario dell’Arcangelo come offerta di ringraziamento per la sua salvezza. E ricevettero la benedizione dalle mani del Vescovo prima di tornare al loro paese, e si congedarono dai principali uomini della città e dagli uomini pii con grande gioia, e per volontà di Dio tornarono al loro paese, guidati e diretti dal santo Arcangelo Michele.
E quando furono entrati in casa loro, fecero una grande festa per la loro gente, e distribuirono grande carità ai bisognosi, alle vedove e agli orfani, e il loro villaggio si meravigliò di loro, e il loro nome era sulla bocca di tutti; e fecero risplendere il loro paese con le loro buone opere.
E accadde, dopo queste cose, trascorsi due mesi, che l’eccellente uomo Matteo andò al suo riposo; era venuto a lavorare nella vigna all’undicesima ora, ma attraverso le preghiere del santo Arcangelo Michele ricevette il salario dell’intera giornata. E i suoi piccoli figli e la loro madre non cessarono dalle buone opere che erano soliti fare in abbondanza mentre il loro padre era in vita.
Ora il Diavolo e i suoi demoni non potevano sopportare di vedere le buone opere che queste sante persone stavano compiendo, e aizzò la gente della loro città contro di loro, e li fece odiare con un grande odio, e alla fine si levarono contro di loro e si impadronirono dei loro beni con la violenza, e delle cose che erano nel loro magazzino. Allora Giovanni disse a sua madre e ai suoi fratelli: “Ecco, vedete quanto ci hanno afflitto da quando nostro padre è morto, alzatevi ora e lasciamo questo luogo, e andiamo nella città reale, e viviamo lì; poiché sta scritto nel santo Vangelo: ‘Se vi perseguitano in una città, fuggite in un’altra’. Ed ecco, ci hanno perseguitato e afflitto qui; ma sia fatta la volontà di Dio”. Così si alzarono segretamente, presero le cose che erano loro rimaste, andarono nella città reale e vi vissero, dicendo: “Che il Dio dell’Arcangelo Michele sia il nostro aiuto”; e moltiplicarono le opere di carità che erano soliti fare in passato.
E di nuovo il Diavolo non poté sopportarlo, ma fu turbato quando vide queste pie persone dare le loro elemosine con fede — poiché non sapeva che il santo Arcangelo Michele lo avrebbe svergognato — e alla fine ruggì come un leone. E accadde che, trascorsi alcuni giorni, i guardiani della città entrarono e rapinarono la casa di uno dei principali nobili della città, e portarono via molto bottino; e il nobile lo disse al governatore che era a capo della città, e questi fece un’indagine sulla questione per mano del controllore della città, che subito si impadronì dei guardiani e li costrinse a trovare per lui le proprietà del nobile.
E mentre erano turbati per questa faccenda, ecco che il Diavolo prese la forma di un uomo, e andò in giro per tutta la città, e gridò, dicendo: “So chi ha rubato le proprietà di Sylon il nobile, perché ho visto questi quattro giovani stranieri, che sono venuti qui pochi giorni fa, entrare in casa e saccheggiarla, e sappiamo per certo che questo è stato il loro mestiere fin da quando vivevano nel loro paese”. E quando gli uomini della città udirono queste cose, lo dissero al governatore, e subito li trascinarono per i capelli per comando del governatore, e li portarono davanti a lui. Ora, li trascinarono senza pietà, e la loro madre li seguiva piangendo, e li confortava, dicendo: “Non temete, figli miei, poiché Dio, in cui crediamo, e il Suo santo Arcangelo Michele sono in grado di liberarvi da ogni male e da coloro che parlano falsamente contro di voi per causa Sua”. E mentre lei diceva queste cose, una voce giunse loro dal cielo, dicendo: “Non temete, poiché non permetterò che vi accada alcun male: io sono Michele, e veglierò su di voi per custodirvi da ogni male”.
E accadde che, mentre stavano davanti al governatore che li interrogava, l’Arcangelo Michele venne e si fermò a poca distanza nella forma di un patrizio dell’impero; e quando il governatore lo vide, si alzò in piedi e lo supplicò, dicendo: “Per favore, vieni, siediti e ascolta questa disputa”. E quando si fu seduto, il governatore fece portare i quattro giovani davanti a lui, e disse loro: “Sbrigatevi e restituite al nobile le cose rubate prima che io vi infligga una punizione”. Ed essi risposero e dissero: “Come è vero che vive il Signore Dio dei Cristiani, e per la gloria del Suo santo Arcangelo Michele, non abbiamo mai preso parte a questa faccenda”. E l’Arcangelo Michele disse al governatore: “Sono sicuro che la verità si manifesterà con questi mezzi. Che prendano il fratello più giovane di questi uomini e lo portino nella casa del capo delle guardie, il cui cuore è infiammato contro questi uomini, e che egli gridi, dicendo: ‘Nel nome del mio Signore Gesù Cristo, che le cose rubate che appartengono a Sylon il nobile, a causa delle quali ci hanno accusato, appaiano’, e subito la verità sarà manifesta”.
E subito il governatore comandò di portare il bambino nella casa del capo delle guardie, come aveva detto l’Arcangelo Michele, ed egli gridò, dicendo: “Nel nome del mio Signore Gesù Cristo e del santo Arcangelo Michele, che le cose rubate a Sylon il nobile appaiano”. E subito giunse una voce, e tutti la udirono, dicendo: “Scendete in cantina e troverete tutto; questi giovani sono innocenti del reato”. E scesero subito in cantina e trovarono tutte le cose rubate. E quando dissero al governatore ciò che era accaduto, egli si meravigliò grandemente, e quando si voltò per dire a colui che aveva preso la forma di un patrizio, cioè a Michele, ciò che era accaduto, non seppe dove fosse andato; e si meravigliò grandemente. E liberò i giovani, ed essi andarono a casa loro glorificando Dio e il Suo santo Arcangelo Michele; e queste pie persone non cessarono di compiere le buone opere che erano solite fare a tutti, e tutti si meravigliavano della loro buona vita.
E accadde qualche tempo dopo che queste cose erano accadute che un certo uomo accusò due uomini davanti al governatore di non aver pagato il debito stabilito da un precedente giudizio, e il governatore consegnò i due uomini a certi soldati affinché li costringessero a pagare ciascuno cento mithkal, ma non avevano di che pagare. E accadde opportunamente che il buon uomo Giovanni li incontrò, e quando vide i soldati che li trascinavano senza pietà con colpi, disse ai soldati: “Per quale motivo picchiate questi uomini?”. E i soldati dissero: “Li abbiamo presi perché ciascuno deve cento mithkal”. E Giovanni disse loro: “Saranno liberati se i duecento mithkal saranno pagati?”. E i soldati risposero: “Sì, ma se non pagano il denaro saranno uccisi”. Allora Giovanni supplicò i soldati, dicendo: “Aspettate un po’, e tornerò da voi”; e andò in casa sua e portò fuori duecento mithkal, e li diede ai soldati, e questi liberarono i due uomini, e diede anche a ciascuno dei quattro soldati, che erano stati posti a guardia dei due uomini, un mithkal.
E di nuovo il Diavolo, il nemico di ogni verità, non poté sopportare di vedere questo, e fu pieno di invidia contro i pii fratelli a causa delle loro buone opere, e suscitò una grande e durissima e severa prova, che fu questa. E accadde, dopo queste cose, che un certo uomo nella città aveva invitato alcuni amici e vicini a casa sua — era sera — e quest’uomo viveva vicino alla casa dei pii fratelli; e quando ebbero mangiato e bevuto, un certo uomo si alzò per andare a casa sua. E mentre attraversava lo spiazzo della città, uno scorpione lo punse, ed egli cadde e morì all’istante, e nessun uomo seppe cosa gli fosse accaduto. E quando le guardie della città facevano il loro giro insieme, trovarono il morto, e lo portarono alla luce, e sebbene esaminassero il corpo, non seppero cosa gli fosse accaduto; e lo prepararono per la sepoltura e quando fu mattino lo portarono al sepolcro.
E il Diavolo, prendendo la forma di un uomo, gridò a tutta la città, dicendo: “Questo malvagio omicidio dell’uomo che è morto — la causa della sua morte e il suo assassino essendo sconosciuti a chiunque — non può essere stato commesso da nessun altro se non da quei quattro giovani stranieri, e sono pronto a testimoniare questo fatto”. E queste parole si diffusero per tutta la città, e il generale andò e lo disse al governatore Kesanthos, che subito comandò e portarono i quattro giovani davanti a lui con le mani legate dietro la schiena e catene al collo. E mentre li portavano davanti al governatore, una voce giunse loro, dicendo: “Non temete, poiché ecco, il tempo della tribolazione passa, e la pace verrà a voi da Dio”; e li posero davanti al governatore come criminali condannati. Ed ecco, subito il santo Arcangelo Michele prese la forma di un grande generale dell’Imperatore greco, e quando Kesanthos lo vide, si alzò e stette in piedi davanti a lui; e quando gli si avvicinò, si sedettero insieme.
E quando l’Arcangelo Michele vide i giovani in piedi, disse a Kesanthos il governatore: “Qual è l’affare di questi giovani?”. E il governatore gli raccontò ciò che era accaduto. E Michele gli disse: “Non si sa dunque chi ha ucciso l’uomo?”. E il governatore gli disse: “Mi hanno portato questi giovani, dicendo che sono stati loro a ucciderlo”. E Michele gli disse: “Mi sembra che se la questione sta così, e che un uomo è morto, non possiamo sapere chi lo ha ucciso finché non portiamo il morto qui in mezzo a noi, e gli chiediamo, ed egli ci dice e ci mostra chi lo ha ucciso; quindi, se desideri conoscere la verità, che portino il morto stesso qui, e lo interrogheremo, ed egli ci parlerà e ci mostrerà chi lo ha ucciso”. E subito il governatore comandò, e portarono il morto in mezzo a loro. E l’Arcangelo Michele disse a Daniele, il fratello più giovane degli uomini pii: “Va’, di’ al morto: ‘Nel nome del mio Signore Gesù Cristo, il Dio del cielo e della terra, mostraci cosa ti è accaduto'”; e il fanciullo così fece.
Allora Dio, che ama l’umanità e che desidera rendere glorioso il Suo santo nome in ogni luogo, affinché gli uomini credano in Lui, fece tornare l’anima dell’uomo nel suo corpo, ed egli tornò in vita per la salvezza del governatore e di tutta la moltitudine del popolo di quel paese. E l’uomo gridò, dicendo: “Guai a te, o Kesanthos il governatore, poiché sei stato audace a sederti con il santo Arcangelo Michele, il generale in capo delle potenze celesti; e, inoltre, questi uomini che sono stati accusati sono innocenti del reato, e sono uomini giusti, poiché non sono loro che mi hanno ucciso, ma lo scorpione che mi ha morso e mi ha causato la morte. Ed è a motivo dell’eccellenza di questi uomini che ti è accaduta la grande benedizione di essere stato ritenuto degno di vedere il santo Arcangelo Michele. E ecco, le cose meravigliose di Dio che hai visto, mettile nel tuo cuore, e abbandona questi piaceri e questi idoli morti in cui non c’è profitto, affinché Dio possa perdonarti le offese della tua vita precedente. E quanto a me, mi è stata mostrata una grande grazia, poiché attraverso questi uomini giusti ho visto l’Arcangelo Michele”. E subito l’Arcangelo Michele salì al cielo con grande gloria, e il governatore e tutta la moltitudine lo videro salire al cielo, portando con sé l’anima del morto; e il governatore e tutti coloro che erano con lui furono presi da grandissimo timore.
E dopo molto tempo il cuore del governatore si quietò dopo la cosa spaventosa, potente e meravigliosa che aveva visto, e si alzò e baciò Giovanni, dicendo: “Benedetta sia l’ora in cui siete venuti in questa città. Vi supplichiamo di mostrarci il vostro Dio in cui credete, e noi stessi crederemo in Lui per la nostra salvezza”. E Giovanni disse loro: “Noi crediamo nel Signore Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente”; e il governatore e tutta la moltitudine gridarono, dicendo: “In verità, Gesù Cristo è il Dio vivente, e non c’è altro Dio oltre a Lui”. E Giovanni disse al governatore: “Alzati e scrivi a Costantino, l’Imperatore dei Greci, e digli tutto ciò che è accaduto; e pregalo di mandarci uno dei Vescovi del tuo paese affinché ci istruisca nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
E Kesanthos il governatore scrisse all’Imperatore Costantino, dicendo: “Kesanthos, che gli uomini chiamano governatore, osa scrivere al potente Sovrano e Imperatore, Costantino, il servo di Gesù Cristo, inviando saluti. Una potente grazia ci è giunta dal buon Dio, che si è ricordato di noi, e ci ha portati dal servizio di idoli contaminati, e ci ha convertiti a Sé con la Sua grande ed eccelsa bontà attraverso le preghiere del santo Arcangelo Michele, e siamo stati ritenuti degni di vederlo con i nostri occhi, e ha fatto parlare un morto con noi bocca a bocca, dopo che era morto, e in seguito è salito al cielo con grande gloria, e tutti lo abbiamo visto. E inoltre, supplichiamo la tua maestà di mandarci uno dei Vescovi che sono con te, affinché ci illumini nella retta fede, e ci mostri la via in cui dovremmo camminare verso Dio, e ci dia il santo segno della Croce. E se farai questo per noi, riceverai una grande corona da Cristo a motivo di questa cosa; possa l’Imperatore amante di Dio essere forte per la forza di Cristo, Re dell’Universo”.
E l’Imperatore Costantino ricevette la lettera con grande prontezza, la lesse e si meravigliò grandemente di ciò che era accaduto, e glorificò Dio. E scrisse a San Giovanni, l’Arcivescovo di Efeso, con grande sollecitudine, dicendo: “Prima di tutto bacio le tue sante mani che tengono la carne del Figlio di Dio in verità. Grande gioia ci è giunta da Dio, ed ecco, ti mandiamo a dirtelo anche a te, poiché sappiamo che ti rallegrerai grandemente. Desidero che tu intraprenda una piccola fatica — ora sei pronto a lavorare con tutto il cuore, poiché sai che la tua fatica non sarà vana e che la farai per amore di Cristo che ha sofferto per la stirpe umana. Infastidisciti e va’ nella città di Entias, e guarisci coloro che sono malati lì nel nome di Cristo, e allontanali dal servizio di ministrare a idoli contaminati, e battezzali nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; e questo sarà per te una cosa gradita a Dio e ai Suoi santi angeli. Possiamo entrambi essere forti per la forza di Cristo nostro Dio”.
E l’Imperatore Costantino mandò questa lettera ad Abba Giovanni, Arcivescovo di Efeso, insieme alla lettera di Kesanthos il governatore; e quando l’Arcivescovo ebbe letto le lettere si rallegrò grandemente per la conversione di tutto il paese. Allora prese con sé due diaconi, un anziano, un lettore, tre cantori di Salmi e dodici operai, e prese con sé per la fondazione dell’altare una tavola d’oro, quattro coppe d’argento, tre coppe d’oro, una tovaglia di finissimo bisso, una copertura interamente di seta, i quattro Vangeli, il Salterio, le Epistole di Paolo, gli Atti e l’Epistola cattolica di San Giacomo, e in breve tutto il necessario per una chiesa; e pregarono e si misero in cammino rallegrandosi.
E quando si furono avvicinati alla città, gli uomini di essa dissero al governatore dell’arrivo dell’Arcivescovo e di coloro che erano con lui; e il governatore, e Giovanni, e tutto il popolo della città uscirono incontro all’Arcivescovo, e quando gli si avvicinarono il governatore e tutta la moltitudine si prostrarono davanti a lui e furono da lui benedetti. E il governatore disse all’Arcivescovo tutto ciò che era accaduto, e gli mostrò Giovanni, dicendo: “Attraverso quest’uomo e i suoi fratelli Dio ci ha mostrato misericordia”; e così entrarono nella città in grande pace. E il governatore supplicò l’Arcivescovo di venire con lui, e lo portò nel palazzo, poiché non c’era ancora nessuna chiesa costruita nella città.
E il giorno dopo l’Arcivescovo disse al governatore: “Delimitiamo un luogo per una chiesa”, e il governatore gli disse: “Padre mio, ho qui un nuovo sito su cui stavano per costruire, guardiamolo, e se è adatto faremo lì una chiesa”. E l’Arcivescovo e il governatore andarono lì insieme, e guardarono il luogo su cui stavano per costruire; e piacque all’Arcivescovo. Allora il governatore fece gridare l’araldo per tutta la città, dicendo: “Che ogni uomo venga e lavori alla costruzione della chiesa”, e subito tutta la città si radunò per lavorare alla chiesa, che fosse nobile o povero, e persino il governatore stesso lavorò con le proprie mani, e tutti credevano che avrebbero ricevuto una benedizione da Cristo. E per volontà di Dio finirono l’edificio in sedici giorni, e l’Arcivescovo consacrò la chiesa al nome della Santa Vergine, la Deipara Maria.
E quando l’Arcivescovo vide la grande moltitudine che desiderava essere battezzata, disse al governatore: “Dove battezzeremo questa moltitudine?”. Ora una chiesa con un luogo per l’acqua per il battesimo non era ancora stata costruita. E il saggio Giovanni rispose e disse al governatore e all’Arcivescovo: “La pozza d’acqua che si trova a est della città è, dico io, adatta per questo grande onore”. E subito una voce venne dal cielo, e tutti la udirono, dicendo: “Questo è il luogo, che è stato messo da parte da Dio, o Giovanni, figlio dell’apostolo”; e l’Arcivescovo, e il governatore, e tutta la moltitudine che udì questo si meravigliarono.
E l’Arcivescovo e il governatore comandarono, e tutta la moltitudine si radunò al luogo della pozza d’acqua, e l’Arcivescovo pregò sull’acqua da ogni lato della pozza. Ora in quel momento accadde una cosa grande e meravigliosa, poiché quando l’Arcivescovo giunse alla consacrazione, tutta la moltitudine udì voci nell’acqua che ripetevano la consacrazione con l’Arcivescovo. E quando l’Arcivescovo ebbe terminato le preghiere, comandò che tutta la moltitudine entrasse nell’acqua, e tutti si gettarono nell’acqua e gridarono, dicendo: “Riceviamo il battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. E quando il governatore e tutta la moltitudine furono stati battezzati, l’Arcivescovo li portò alla chiesa, e ordinò Giovanni come loro vescovo, e uno dei suoi tre fratelli lo ordinò anziano, e gli altri due li fece diaconi. E un figlio del governatore chiamato Echillas lo fece diacono, e tutta la moltitudine si rallegrò in Dio.
Allora l’Arcivescovo si preoccupò dell’Offerta, e la depose sull’altare, e fece l’Offerta. E il governatore e tutta la moltitudine si meravigliarono di ciò che videro e di ciò che udirono, poiché non avevano mai sentito tali cose prima, e non ne avevano mai visto di simili; poiché questa era la prima volta che l’Offerta veniva offerta in quel paese; e quando tutti ebbero partecipato ai Santi Misteri, l’Arcivescovo pronunciò su di loro la benedizione di pace, e ciascuno andò a casa sua. E l’Arcivescovo rimase con loro un mese, e li istruì e insegnò loro le ordinanze della Chiesa; e in seguito andò nella sua città con grande gioia.
E Kesanthos il governatore, e tutta la moltitudine della città glorificarono Dio, e resero onore a San Giovanni Vescovo e ai suoi fratelli, poiché crescevano nella dottrina di Dio. E dopo pochi giorni il santo Vescovo disse al governatore: “Costruiamo una chiesa nel nome del santo Arcangelo Michele”, e il governatore gli disse: “Fa’ tutto ciò che la tua anima desidera, o nostro padre, poiché siamo pronti ad ascoltarti”. Allora il santo Vescovo Giovanni pose le fondamenta della chiesa, e tutta la città lo aiutò, e la terminò con grande zelo, e vi pose la pietra di coronamento in otto mesi; e il santo Vescovo Giovanni consacrò il santuario il dodicesimo giorno del mese di Athor, nel nome dell’Arcangelo Michele. Ora questa festa dell’Arcangelo Michele era duplice; poiché era la festa dell’Arcangelo Michele, e anche la festa della consacrazione della chiesa. E accadde, dopo la Comunione, che il Vescovo, il governatore e tutta la moltitudine andarono insieme nella città al tempio di Zeus, e lo bruciarono con il fuoco; e il demone muto che era nella statua gridò, dicendo: “Mi infliggi grande dolore, o Giovanni, poiché mi hai cacciato dalla mia dimora”. E il governatore fece costruire una grande chiesa sul luogo dove sorgeva il tempio, e la dedicò al nome degli Apostoli; e San Giovanni confermò tutti nella fede, e tutti lo lodarono.
Quando l’Imperatore Costantino udì delle buone opere che Giovanni stava compiendo, glorificò Dio, e scrisse a Giovanni una lettera in cui lo supplicava di benedire lui e il suo impero, e lo chiamava un nuovo Daniele, il distruttore di idoli; e tutto il paese di Entias cresceva quotidianamente nella dottrina tutti i giorni di San Giovanni, attraverso la moltitudine dei miracoli che Dio operava per sua mano.
Vedete dunque, o miei amati, la potenza di Dio e la benevolenza del santo Arcangelo Michele. Nella crescita di tutti i semi del campo troviamo la supplica di Michele, e attraverso le preghiere di Michele gli alberi portano frutto. Nelle navi, sia che navighino in mare, sia che siano ancorate in porto, troviamo la supplica di Michele. Negli asceti che vivono sulle montagne troviamo la supplica di Michele, ed egli dà loro la forza di vivere la loro vita ascetica. Nell’assemblea dei monaci troviamo la supplica di Michele, che è un pacificatore in mezzo a loro. Nelle preghiere dei Vescovi, degli anziani e dei diaconi all’altare troviamo la supplica di Michele. Con i malati troviamo la supplica di Michele, che dà loro forza e li guarisce. Troviamo la supplica di Michele con coloro che sono afflitti al tribunale, ed egli diventa il loro aiuto. Troviamo la supplica di Michele Arcangelo con coloro che soffrono una punizione, ed egli diventa il loro aiuto. In breve, a coloro che vivono dà forza nel momento del bisogno, e per coloro che sono morti, prega Dio di mostrare loro misericordia.
Chi c’è tra tutti i giusti presso cui l’Arcangelo Michele non andò, e a cui non diede forza in tutti i suoi momenti di bisogno? Tra i martiri, chi c’è presso cui l’Arcangelo Michele non andò e non liberò da tutte le sue afflizioni e torture, e non diede forza?
E ecco, o miei amati, conosciamo l’amore di Dio verso l’uomo, e conosciamo le preghiere dell’Arcangelo Michele, che è diventato un ambasciatore per tutta l’umanità, per la quale prega Dio Padre affinché Egli mostri misericordia a tutti loro, e renda retti i loro sentieri, e diamogli le cose che desidera, affinché si adoperi per noi a causa di esse, e ci ami grandemente, e preghi Dio per noi. Amiamoci gli uni gli altri nell’amore di Dio, e viviamo nell’unità dell’amore fraterno, e nessuna calunnia sia sulle nostre labbra, poiché la calunnia è un dardo avvelenato. La fornicazione è un peccato puzzolente, e uno che è grandemente odiato da Dio e dai Suoi angeli, ed è la povertà e la morte dell’anima e del corpo. La fornicazione è amica del Diavolo, è nemica di Dio e dei Suoi angeli, è odiata dai cristiani, ed è amica della vanagloria.
E ora, figli miei, mettiamo da parte tutte le vie impure, e camminiamo nei retti sentieri della virtù; camminiamo nell’innocenza e senza macchia, poiché un matrimonio puro non contamina mai un uomo. Considerate Mosè, che parlò con Dio cinquecentosettanta volte, poiché aveva moglie e figli, e questi non gli impedirono di ministrare nel Santo dei Santi. Ma non moltiplichiamo troppo le nostre parole su queste cose, poiché la testimonianza delle cose antiche e di quelle nuove ci basta; e infine terminiamo il nostro discorso e veniamo a colui la cui festa celebriamo oggi, il santo Arcangelo Michele.
Questa festa di oggi non ha bisogno del denaro di colui che mangia, beve, si rallegra ed è contento da solo, mentre lascia i poveri, l’orfano e la vedova affamati e assetati. Questa festa non ha bisogno del tuo denaro, o tu che ti adorni con un’abbondanza di ricche vesti, mentre il povero nudo perisce di freddo alla tua porta. Questa festa non ha bisogno del denaro di quegli uomini che vivono agiatamente nelle loro case decorate, mentre il povero perisce di freddo negli spazi aperti del villaggio. Questa festa non ha bisogno del denaro di chi mangia e si diverte, mentre il povero giace afflitto in prigione. Questa festa non ha bisogno dell’uomo che si rallegra mentre il povero giace malato e non visitato. I comandamenti non sono dell’uomo, ma di Dio, e Dio diede alla stirpe umana i comandamenti che sono scritti nei Vangeli.
E infine, fratelli miei, con cuore retto supplichiamo l’Arcangelo Michele di ottenere per noi il perdono da Dio, e vi dico che il mondo intero sussiste per le preghiere di Michele e per le preghiere della Santa Vergine, la Deipara Maria: perciò attribuiamo loro la gloria che è loro dovuta in questa festa, poiché è giunto il momento in cui dobbiamo andare a celebrare i Santi Misteri.
E attribuiamo gloria a Lui, al Quale ogni gloria è dovuta, nostro Signore, e Dio, e Salvatore, Gesù Cristo, per mezzo del Quale e con il Quale ogni gloria e onore e adorazione sono dovuti al Padre, e allo Spirito Santo vivificante e consustanziale con Lui, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.