Blog

Miracoli e Apparizioni San Michele Arcangelo – Chiesa Ortodossa

By Mikael Support

Le Apparizioni di San Michele nella Tradizione Ortodossa

San Michele Arcangelo è una delle figure più venerate dell’agiografia cristiana, soprattutto nel mondo ortodosso, dove viene celebrato come comandante delle schiere celesti e protettore dei fedeli. Le sue apparizioni, spesso collegate a miracoli e salvezze in momenti critici, riflettono una profonda simbologia: luce contro tenebre, fede contro idolatria, guarigione contro malattia. Ecco quattro celebri episodi della tradizione ortodossa che raccontano la potenza e la presenza dell’Arcangelo in diverse regioni del mondo bizantino e orientale.


Il Miracolo di Chonai (Colossi), Frigia – VI secolo

Colossi, Turchia

Descrizione Dettagliata

Il miracolo di Chonai, noto anche come il miracolo di Colossi, è considerato l’episodio più celebre e significativo legato a San Michele Arcangelo nella tradizione della Chiesa Ortodossa. Ambientato nel VI secolo nella regione della Frigia (attuale Turchia occidentale), questo evento narra un intervento prodigioso dell’Arcangelo a difesa di un santuario cristiano minacciato dalla furia dei pagani. La vicenda è tramandata dalla Narratio de Miraculo a Michaele Archangelo facto in Chonae, un testo agiografico che celebra la potenza di San Michele come protettore della fede.


La storia ha come protagonista Archippo, un umile e devoto custode di una piccola chiesa dedicata a San Michele, situata nei pressi di Colossi, una città che in epoca bizantina sarebbe stata ribattezzata Chonai (“voragini” o “canali” in greco), in memoria del miracolo. Secondo la tradizione, il santuario sorgeva in una zona sacra già venerata in epoca precristiana, forse legata a una sorgente o a culti locali. Nel VI secolo, con il cristianesimo in espansione ma ancora osteggiato da sacche di paganesimo, alcuni abitanti della regione, ostili alla nuova religione, decisero di distruggere il luogo di culto. Per farlo, idearono un piano ingegnoso e distruttivo: deviare il corso di due fiumi vicini, il Lykokaperos e il Krion, per far confluire le loro acque verso la chiesa e sommergerla completamente, cancellandone ogni traccia.


Quando Archippo si accorse del pericolo imminente – le acque che cominciavano a rumoreggiare e a straripare verso il santuario – si ritirò in preghiera con una fede incrollabile. Per giorni e notti invocò San Michele, implorandolo di salvare il luogo consacrato al suo nome. La sua perseveranza fu premiata: al culmine della minaccia, San Michele Arcangelo apparve in una visione spettacolare. L’Arcangelo, avvolto in una luce abbagliante e armato della sua lancia celeste, si manifestò sopra la roccia che sovrastava il santuario. Con un gesto deciso, colpì la pietra con la punta della lancia, aprendo una fenditura profonda che inghiottì le acque dei fiumi come una voragine. Le correnti impetuose, invece di distruggere la chiesa, furono deviate attraverso questa spaccatura naturale, lasciando il santuario intatto.


Il miracolo non si limitò a salvare il luogo sacro: dalla roccia colpita da San Michele scaturì una sorgente d’acqua pura e limpida, che la tradizione descrive come miracolosa. Questa fonte, conosciuta come la “sorgente di Chonai”, divenne un simbolo della benedizione dell’Arcangelo e attirò pellegrini da tutta la Frigia e oltre, che vi si recavano per bere l’acqua e pregare, attribuendole poteri di guarigione e protezione. La leggenda narra che i pagani, testimoni dell’evento, si convertirono in massa, riconoscendo nella potenza di San Michele la superiorità del Dio cristiano.

Contesto Storico

La Frigia, situata nell’Anatolia centrale, era nel VI secolo una regione di transizione culturale e religiosa. Crocevia di civiltà – dai Frigi antichi ai Romani, fino ai Bizantini – conservava un mosaico di culti pagani accanto al cristianesimo nascente. Il culto di San Michele a Colossi si inserisce in questo contesto di sincretismo: alcuni studiosi suggeriscono che la sua venerazione possa essersi sovrapposta a quella di divinità locali, come Men-Karoi, un dio lunare associato alle acque e alle montagne. La popolarità dell’Arcangelo in Frigia è testimoniata già nel IV secolo dal Concilio di Laodicea (363 d.C.), che cercò di regolamentare il culto degli angeli, segno della sua diffusione tra i fedeli. Il miracolo di Chonai, collocato due secoli dopo, consolidò questa devozione, trasformando il sito in un centro di pellegrinaggio cristiano e un baluardo contro il paganesimo residuo.


Il VI secolo fu anche un’epoca di consolidamento dell’Impero Bizantino sotto Giustiniano, con un’enfasi sulla cristianizzazione delle province. Il racconto del miracolo riflette questa tensione tra vecchio e nuovo, presentando San Michele come un guerriero celeste che trionfa sulle forze ostili alla fede.

Riconoscimento Liturgico

La Chiesa Ortodossa riconosce ufficialmente il miracolo di Chonai e lo celebra il 6 settembre (che corrisponde al 19 settembre nel calendario giuliano, ancora in uso in alcune Chiese Ortodosse). Questa data è dedicata alla memoria dell’intervento di San Michele ed è accompagnata da inni specifici contenuti nel Menaion, il libro liturgico ortodosso che raccoglie le celebrazioni dei santi per ogni giorno dell’anno. Uno degli inni recita: “O Michele, condottiero delle schiere celesti, con la tua lancia hai aperto la roccia e salvato il tuo popolo”, sottolineando il ruolo dell’Arcangelo come protettore e liberatore. Il santuario di Chonai, pur ridotto a rovine nei secoli successivi a causa di invasioni e terremoti, rimase un luogo di devozione fino al Medioevo, e la sorgente miracolosa continuò ad attirare fedeli.


Il Miracolo al Monastero di Docheiariou (Monte Athos)

Dove si Trova il Monastero Dochiariou

Nell’XI secolo, un giovane uomo scoprì un tesoro nascosto e decise di donarlo al monastero atonita di Docheiariou. Tuttavia, alcuni monaci, sopraffatti dall’avidità, cospirarono per uccidere il giovane, gettandolo in mare con una pietra legata al collo. Ma l’Arcangelo Michele, accompagnato dall’Angelo Custode (o, secondo alcune fonti, dall’Arcangelo Gabriele), apparve tra le onde e portò miracolosamente il giovane nella chiesa del monastero. Il tesoro fu così restituito al monastero, e il giovane in seguito divenne monaco, servendo infine come abate e venendo glorificato come San Barnaba di Docheiariou.

Questo miracolo evidenzia il ruolo di Michele non solo come protettore contro le minacce esterne, ma anche come difensore degli innocenti e dei giusti, e come garante della giustizia divina all’interno della comunità monastica. Questo evento estende il ruolo protettivo di Michele oltre le minacce esterne, abbracciando anche i pericoli morali e spirituali interni. Egli protegge non solo la vita fisica, ma anche l’integrità di un atto virtuoso (la donazione del tesoro) e la vita di un individuo pio. Ciò sottolinea l’intercessione di Michele nella vita spirituale di individui e comunità, assicurando la giustizia e salvaguardando coloro che perseguono la pietà. Rafforza l’idea che Michele sia attivamente impegnato nel mantenimento dell’ordine morale e nel contrasto della corruzione interna, non solo dei nemici esterni.


Apparizione a Sosthenion, presso Costantinopoli – V-VI secolo

Sosthenion, presso Costantinopoli (Istinye)

Durante la costruzione di Costantinopoli (tra il 306 e il 337 d.C.), l’Imperatore Costantino il Grande rimase affascinato da una statua alata in un sobborgo chiamato Sosthenion. Non conoscendone la dedicazione, implorò Dio per una rivelazione. L’Arcangelo Michele gli apparve di notte, identificandosi come “l’aiutante dei Cristiani” che lo aveva assistito nelle sue vittorie contro i nemici. Michele comandò a Costantino di costruire una chiesa in suo nome, promettendo di preservarlo da tutti i suoi nemici fino alla fine della sua vita.

Costantino adempì immediatamente al comando, erigendo una chiesa imponente e destinandovi considerevoli risorse. Durante il giorno della festa dell’Arcangelo, i cristiani si radunarono nella nuova chiesa. Tra loro, un padre portò il suo bambino, sordo e muto dalla nascita, supplicando l’Arcangelo per la sua guarigione. Durante la Divina Liturgia, il bambino fu portato davanti all’icona del Comandante in Capo Michele e, in un momento cruciale, il bambino parlò inaspettatamente, pronunciando “Attendiamo”. Da quell’ora, fu guarito.

Questa apparizione lega direttamente Michele alla fondazione della capitale cristiana dell’Impero Romano d’Oriente e al suo primo imperatore cristiano. Solidifica il suo ruolo di protettore degli imperatori e dello stato cristiano, oltre a manifestare il suo potere di guarigione. L’apparizione di Michele all’Imperatore Costantino è un evento di portata storica e politica, con l’Arcangelo che si presenta come un alleato nelle vittorie militari e promette protezione continua per l’Impero. Questo rappresenta un’approvazione diretta dello stato cristiano. La guarigione del bambino sordo e muto nella chiesa costruita in onore di Michele estende la sua influenza dalla sfera politica a quella personale, enfatizzando il suo potere di guarigione. Questa narrazione stabilisce Michele come un patrono divino dell’Impero Bizantino e, per estensione, degli stati cristiani ortodossi nel corso della storia. Rinforza l’idea di un’autorità temporale divinamente sanzionata e protetta dalle forze celesti, un concetto centrale nella teologia politica bizantina e successivamente adottato da altre nazioni ortodosse come la Russia. La guarigione dimostra che questa protezione divina non è limitata a grandi eventi politici, ma si estende anche alla sofferenza individuale, mostrando una compassione onnicomprensiva.

Riconoscimento Liturgico

L’apparizione a Sosthenion non è associata a una celebrazione autonoma nel calendario ortodosso, ma è commemorata nella festa generale degli Arcangeli, nota come “Sinassi di Michele, Gabriele e tutte le Potenze Celesti”, celebrata l’8 novembre (che corrisponde al 21 novembre nel calendario giuliano, ancora in uso in alcune Chiese Ortodosse).

Questa festa onora il ruolo di San Michele come capo delle schiere angeliche e include inni e preghiere che richiamano i suoi interventi miracolosi, come quello del Michaelion. Il santuario di Sosthenion, pur scomparso nei secoli successivi a causa di invasioni e cambiamenti storici, rimase un punto di riferimento nella memoria liturgica bizantina.

Fonti

Procopio di Cesarea, De Aedificiis, I.8
Niceforo Callisto, Historia Ecclesiastica, XIV.35
A. Kazhdan, Sanctuaries of the Archangel Michael in Constantinople, Dumbarton Oaks Papers, 1991


Il Miracolo nell’Orda e la Fondazione del Monastero di Chudov: Un Simbolo dell’Indipendenza Russa

Monastero di Chudov

Nell’agosto del 1357, il Metropolita Alessio di Kiev e di tutta la Rus’, residente a Mosca, compì un viaggio pericoloso nell’Orda d’Oro. Fu convocato per guarire Taydula, la madre cieca del Khan Janibek. Sebbene Alessio non avesse precedentemente compiuto miracoli espliciti, le sue ferventi preghiere all’Arcangelo Michele portarono alla guarigione miracolosa di Taydula il 6 settembre (vecchio calendario), che coincise con la festa del Miracolo dell’Arcangelo Michele a Chonae (19 settembre nuovo calendario). Questa sincronicità fu cruciale, poiché la guarigione venne attribuita all’intervento divino, implicitamente tramite l’Arcangelo Michele, collegando così un evento nazionale significativo a un miracolo arcangelico universalmente riconosciuto.

La Nascita di un Simbolo Nazionale

In segno di gratitudine, Taydula concesse al Metropolita Alessio un anello di Gengis Khan e uno yarlyk (carta) che liberava la Chiesa Russa dal tributo all’Orda e la poneva sotto protezione. Al suo ritorno a Mosca, Alessio chiese e ottenne un appezzamento di terra nel cuore del Cremlino, dove precedentemente si trovavano le stalle del khan. Qui, demolì le stalle e pose le fondamenta per una chiesa in pietra in onore del Miracolo dell’Arcangelo Michele a Chonae, che sarebbe diventata il nucleo del futuro Monastero di Chudov. La fondazione di questo monastero fu vista come un profondo presagio dell’indebolimento del potere dell’Orda sulla Rus’, rendendolo un potente simbolo della nascente indipendenza russa.

Il Monastero di Chudov: Un Cuore della Storia Russa

Il Monastero di Chudov assunse un’immensa importanza mistica e storica per la Russia. Dopo la sua morte, divenne il luogo di sepoltura del Metropolita Alessio, con le sue reliquie custodite nella Chiesa di Sant’Alessio all’interno del monastero dal 1483. Il monastero fu intrecciato con momenti cruciali della storia russa, tra cui:

  • La fuga dell’impostore Grigorij Otrep’ev (Falso Dmitrij I) durante il Periodo dei Torbidi.
  • Il martirio del Patriarca Ermogene nel 1612, che fu fatto morire di fame dai polacchi per la sua ispirazione alla resistenza russa.
  • Servì come quartier generale di Napoleone nel 1812, con il Maresciallo Davout che dormì nell’altare della cattedrale.
  • Nel 1905, i resti del Granduca Sergej Aleksandrovič, assassinato nel Cremlino, trovarono riposo nella sua cripta.

La Distruzione e il Ricordo

Tragicamente, il Monastero di Chudov fu deliberatamente distrutto dai Bolscevichi nel 1930. Visto come un simbolo dell’indipendenza russa e della fede ortodossa, in particolare per la sua associazione con figure chiave come il Metropolita Alessio e il Patriarca Ermogene, la sua distruzione fu spietata, con affreschi preziosi persi per sempre. Le reliquie furono spostate. Nonostante la sua distruzione, esiste un forte appello per il suo restauro, sottolineando la sua duratura importanza come “santuario della statualità russa” e monumento all’indipendenza e alla fedeltà ortodossa della Russia.

Il Significato Teologico e Nazionale del “Miracolo nell’Orda”

Il “Miracolo nell’Orda” non implica un’apparizione diretta dell’Arcangelo Michele. Piuttosto, il legame con l’Arcangelo è stabilito dalla coincidenza temporale della guarigione con la festa del Miracolo a Chonae e dalla tipologia di Preghiere a lui dedicate. Questa interpretazione teologica collega un evento storico significativo (l’indebolimento del giogo mongolo) al potere protettivo dell’Arcangelo Michele, elevandolo a simbolo della statualità e della liberazione russa. La fondazione del monastero su “terra riconquistata all’Orda” solidifica ulteriormente questa connessione simbolica. Questo processo rivela come il riconoscimento liturgico esistente possa infondere nuovi eventi storici di significato spirituale, cementando il ruolo dell’Arcangelo Michele come patrono nazionale e spiegando la sua associazione con le Forze Armate Russe e la sua immagine sugli stendardi militari. L’appello continuo al restauro del monastero sottolinea ulteriormente la sua duratura importanza simbolica per l’identità nazionale e la memoria storica.


Altre Apparizioni e Interventi Riconosciuti dalla Tradizione Russa ed Ucraina

Cartina Parziale Est Europa

Oltre ai miracoli più noti, San Michele Arcangelo è venerato per una serie di interventi specifici che riflettono la sua protezione su comunità ortodosse Russe.

  • L’Assedio della Laura della Trinità di San Sergio (1608):
    Durante il “Periodo dei Torbidi” nella storia russa, la Laura della Trinità di San Sergio affrontò un dire assedio di quindici mesi. Nel 1608, l’Arcangelo Michele apparve all’Archimandrita Joasaph durante i Vespri, avvertendo le forze polacco-lituane che sostenevano Falso Demetrio II della vendetta divina imminente. Questo evento è un esempio lampante del suo ruolo di protettore dei monasteri e della nazione russa in tempi di crisi nazionale.
  • La Protezione delle Terre Russe, il Salvataggio di Veliky Novgorod
    Questo evento è significativo nella storia ortodossa russa, dimostrando il patrocinio di Michele sulla terra russa. Secondo il Paterikon di Volokolamsk, durante l’invasione mongola guidata da Batu Khan, l’Arcangelo Michele apparve e proibì a Batu di entrare a Novgorod. Questo intervento divino è accreditato di aver salvato la città dalla devastazione. Questo miracolo cementò il ruolo dell’Arcangelo Michele come protettore celeste dello stato russo e del suo popolo, un tema profondamente integrato nell’identità nazionale e religiosa russa.  
    Il salvataggio di Novgorod da parte di Batu Khan e la manifestazione ai Cosacchi Zaporoghi (descritta di seguito) illustrano come il ruolo di Michele si estenda oltre la protezione individuale o della chiesa locale per comprendere la difesa nazionale e militare. Ciò suggerisce una comprensione teologica in cui Michele è visto come un patrono divino degli stati e degli eserciti cristiani ortodossi, che fornisce aiuto celeste nei conflitti terreni.
  • Le Apparizioni ai Cosacchi Zaporoghi:
    Questo evento del XVII secolo, documentato dal Metropolita Pietro Mohyla di Kyiv, lega Michele alla protezione militare e nazionale nella tradizione ucraina. Dopo aver saccheggiato territori turchi, i Cosacchi Zaporoghi affrontarono una morte imminente in mare a causa di una violenta tempesta. Pregarono per la liberazione attraverso le intercessioni della Madre di Dio e dell’Arcangelo Michele, promettendo servizio a un monastero. Un giovane dai capelli d’oro su un cavallo splendente (identificato come Michele) apparve dalla parte inferiore della nave, rassicurandoli sulla liberazione di Dio. Il vento si placò, il mare si calmò e la nave fu miracolosamente asciugata. Questa manifestazione evidenzia il ruolo di Michele come patrono dei guerrieri e liberatore da disastri naturali, in particolare per coloro che si rivolgono a Dio in pentimento. Rafforza la sua venerazione nel contesto storico della vita militare e spirituale ucraina.
  • Apparizioni al Venerabile Anziano Partenio di Kyiv-Pechersk:
    Queste apparizioni sono documentate nella vita del Venerabile Anziano Partenio (XIX secolo), una figura venerata nell’Ortodossia ucraina.
    Visione durante la veglia di preghiera:
    Durante un leggero sonno dopo una veglia di preghiera, Partenio vide la sua cella piena di mostri simili a bestie che si avventavano furiosamente su di lui. Al grido alla Madre di Dio, apparve una luce e la Beata Vergine, accompagnata dall’Arcangelo Michele, apparve in gloria indescrivibile, facendo svanire le creature.
    Visione durante la Divina Liturgia:
    Il 13 novembre 1843, mentre celebrava la Divina Liturgia, Partenio registrò di aver visto “Crisostomo e l’Arcangelo, che vennero in mio aiuto,” spingendolo a commissionare un’icona. Queste visioni personali sottolineano il ruolo di Michele come protettore spirituale contro le forze demoniache e come aiuto nel culto divino, fornendo conforto e rassicurazione ad asceti e clero

Miracolo di San Michele a Mantamados, Lesbo (Grecia, data incerta, tra X-XI secolo)

Monastero Ypsilou Mantamados, Lesbo (Grecia)
Monastero Ypsilou Mantamados, Lesbo (Grecia) – Immagine: greece.vivato.co.il

Questa icona miracolosa dell’Arcangelo Michele si trova nel monastero di Taxiarches sull’isola greca di Lesbo. L’origine dell’icona è legata a incursioni di Turchi Ottomani (1462) o pirati Saraceni (IX-X secolo). Durante un’incursione, tutti i monaci furono massacrati tranne un novizio. Mentre i pirati se ne andavano, Michele apparve con una spada sguainata, costringendoli a ritirarsi terrorizzati e salvando il novizio. Il monaco sopravvissuto, per venerazione, raccolse la terra mescolata con il sangue dei monaci martirizzati e la modellò nella singolare icona-scultura tridimensionale dell’Arcangelo, con il suo volto “vivo”. Questo miracolo enfatizza l’intervento diretto e fisico di Michele nella protezione delle comunità monastiche e dei fedeli dagli invasori violenti. L’iconografia unica di Mantamados è un risultato diretto di questo evento miracoloso, servendo come testimonianza tangibile del suo potere e una fonte di continui miracoli per gli isolani.

Contesto Storico:
Lesbo era un avamposto bizantino frequentemente attaccato dai pirati tra il X e l’XI secolo. La storia riflette la devozione ortodossa a San Michele come protettore.

Riconoscimento:
Non è ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa Ortodossa Greca come miracolo universale, ma è venerato localmente e dai monaci del Monte Athos. L’icona di Mantamados è considerata miracolosa dalla comunità dell’isola, con pellegrinaggi l’8 novembre (Sinassi degli Arcangeli).

Significato:
Rafforza il ruolo di San Michele come difensore dei fedeli e delle comunità monastiche


Apparizione a Debre Libanos, Etiopia – XIII secolo

Descrizione Dettagliata

Secondo la tradizione della Chiesa Ortodossa Tewahedo, San Michele Arcangelo apparve a un monaco del celebre monastero di Debre Libanos durante un periodo di grave pericolo, probabilmente un’invasione o una persecuzione che minacciava la comunità cristiana etiope nel XIII secolo. La visione avvenne in un momento di crisi, quando il monastero, uno dei centri spirituali più importanti dell’Etiopia, rischiava di essere distrutto o profanato.

San Michele si manifestò al monaco come una figura luminosa e possente, armata di una spada fiammeggiante, promettendo protezione divina non solo al monastero, ma a tutti i fedeli che si affidavano alla sua intercessione. Con parole di conforto e autorità, l’Arcangelo assicurò la salvezza della comunità, dissipando il pericolo imminente.

L’intervento di San Michele fu percepito come un atto di difesa celeste, e la sua apparizione consolidò il suo ruolo di protettore speciale della fede etiope. Da allora, nella tradizione locale, San Michele è venerato con particolare devozione, spesso raffigurato nelle icone con una spada fiammeggiante e ali imponenti, simboli della sua potenza contro le forze del male. Il monastero di Debre Libanos, già sacro per la sua fondazione attribuita a San Tekle Haymanot, divenne un luogo ancora più significativo grazie a questo evento, rafforzando il culto dell’Arcangelo come baluardo della cristianità etiope.

Contesto Storico

Nel XIII secolo, l’Etiopia era una delle poche roccaforti cristiane in Africa, circondata da regni musulmani in espansione e comunità pagane. Durante la dinastia Zagwe e l’ascesa della successiva dinastia Salomonide, il paese si consolidò come un centro di fede ortodossa, resistente alle pressioni esterne. Il monastero di Debre Libanos, situato nella regione dello Scioa, era un simbolo di questa identità spirituale, un luogo di preghiera e studio che attirava monaci e pellegrini.

La devozione a San Michele si intrecciò profondamente con l’identità politica e religiosa etiope, specialmente in un’epoca di conflitti con i sultanati vicini, come quello di Adal, e di incursioni che minacciavano la stabilità del regno cristiano. L’apparizione a Debre Libanos riflette il bisogno di un protettore celeste in un contesto di isolamento e pericolo, elevando San Michele a figura centrale nella resistenza spirituale e culturale dell’Etiopia.

Riconoscimento Liturgico

Nella Chiesa Ortodossa Tewahedo, San Michele è celebrato il 12 di ogni mese secondo il calendario etiope (corrispondente al 20-21 del calendario gregoriano), una ricorrenza mensile che onora i suoi interventi miracolosi, inclusa l’apparizione a Debre Libanos.

Questa data è accompagnata da preghiere e canti specifici che ne esaltano il ruolo di difensore della fede. La festa principale, tuttavia, coincide con l’8 novembre (21 novembre nel calendario giuliano), la “Sinassi di Michele, Gabriele e tutte le Potenze Celesti”, condivisa con altre tradizioni ortodosse, durante la quale l’evento di Debre Libanos riceve particolare attenzione nelle comunità monastiche e nelle chiese locali legate al monastero.
Questa celebrazione riflette la profonda venerazione per San Michele come patrono dell’Etiopia.

Fonti

E.A.W. Budge, The Ethiopian Synaxarium, 1928
S. Kaplan, The Cult of Saints in Medieval Ethiopia, Journal of Ethiopian Studies, 1986


Considerazioni Finali

San Michele nella Tradizione Ortodossa
Il ruolo dell’arcangelo nelle Chiese orientali è centrale: è il Tassiarca, il comandante delle milizie celesti, protettore dei giusti, nemico del male. Le sue apparizioni sono spesso collegate a eventi di guerra, persecuzione o guarigione.

Differenze con la Tradizione Cattolica
Mentre la Chiesa Cattolica privilegia apparizioni legate all’Occidente (come Monte Sant’Angelo sul Gargano), la tradizione ortodossa si radica nei territori dell’Asia Minore, del Caucaso e dell’Africa orientale, riflettendo la geografia spirituale dell’Impero Bizantino e delle sue Chiese sorelle.

Lascia un commento